In morte dell’ultimo Samurai. Custode dei valori tradizionali del Giappone. Non ce l’ha fatta l’ex premier giapponese Shinzo Abe. E’ morto in ospedale, dopo essere stato ferito da due colpi di arma da fuoco, durante un evento elettorale, nella città di Nara. Arrestato immediatamente l’attentatore. Si tratta di un militare, quarantunenne.
L’attentatore
Tetsuya Yamagami, è il nome dell’uomo che ha aperto il fuoco contro l’ex primo ministro giapponese. Sembra faccia parte della marina militare nipponica, e che abbia sparato con un’arma che si sarebbe fabbricato artigianalmente. Sarebbero stati sequestrati dalle autorità anche alcuni rudimentali ordigni esplosivi, preparati dall’uomo. Da fonti ufficiali si apprende che l’attentatore ha dichiarato di non aver agito per motivi politici, ma per risentimento personale.
Chi era Shinzo Abe
Nato da una prestigiosa famiglia giapponese, era forse il più autorevole esponente del Partito Liberal Democratico. Suo padre fu un importante uomo politico, più volte ministro. Il nonno materno Nobusuke Kishi fu anch’egli capo del governo giapponese nel dopoguerra. Accusato di essere un criminale di guerra, non venne comunque mai processato.
Shinzo Abe ha ricoperto la carica di Primo Ministro per ben nove anni, divenendo il più duraturo premier giapponese della storia moderna. Durante il suo governo si rafforzò ancora di più la cooperazione con gli Stati Uniti. Liberale radicale in politica economica, e riformatore intraprendente. Con lui il Giappone partecipò a missioni internazionali per la prima volta dopo sessantadue anni.
Nazionalista convinto si è sempre attivato per limitare la crescente influenza cinese e riabilitare i militari giapponesi e le ragioni del proprio paese nell’ultima guerra mondiale. Un samurai moderno, tenace difensore della continuità culturale nipponica.
Un momento drammatico per la democrazia Giapponese
Abe era sicuramente un personaggio che non restava indifferente. Adorato, quasi venerato da molti, detestato da altri. Ma era una figura importantissima nella politica giapponese. La sua morte è un vero e proprio shock per il paese che ha saputo riprendersi meglio, di ogni altro sconfitto, dalla guerra. L’economia del Giappone è ad oggi ancora tra le più solide al mondo, la democrazia ha attecchito bene, superando secoli di autoritarismo.
Ma la morte di un grande leader politico per mano di un attentatore ed in pubblico rappresenta un trauma per il sistema. Come fu per noi italiani il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, o per gli americani l’attentato di Dallas dove Kennedy perse la vita in mondovisione. Momenti che sconvolgono, perché sono antitetici ad essa, qualsiasi grande democrazia.
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FONTE: iltempo.it