Inchiesta sulla Festa dell’Unità per una truffa da 300.000 euro

Al Comune di Firenze minori introiti per l'occupazione di suolo pubblico

Una truffa da 300mila euro, una vera bufera sulla Festa dell’Unità del PD.
Questa l’inchiesta della Procura di Firenze per danni al Comune.

Una truffa da oltre 300mila euro ai danni del Comune di Firenze, relativa al pagamento del canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (Cosap) in occasione della Festa dell’Unità, del PD, al parco delle Cascine.

A ipotizzarla la procura di Firenze che ora ha chiesto il rinvio a giudizio per il responsabile tecnico della manifestazione.
Le ipotesi di reato fanno riferimento alle edizioni 2014, 2015, 2016 e 2017.

L’imputato ha già chiesto la sospensione del procedimento e la messa alla prova per svolgere lavori socialmente utili, istanza su cui il gup si pronuncerà nel corso dell’udienza preliminare fissata per l’8 giugno.

I capi di imputazione

Secondo la ricostruzione dell’accusa, in occasione delle quattro edizioni della festa dal 2014 al 2017, l’imputato, avrebbe “procurato un ingiusto profitto” al coordinamento metropolitano di Firenze del Partito Democratico.

Avrebbe indicato agli uffici del Comune una superficie di spazio pubblico inferiore a quella effettivamente occupata per la festa.

Inoltre avrebbe quantificato in modo falso la ripartizione tra la superficie occupata da attività commerciali e quella occupata per le attività di altro tipo.

Grazie a questo meccanismo, ricostruisce la procura fiorentina, nel 2014 sarebbero stati pagati al Comune 11.999 euro a fronte degli oltre 87.676 dovuti.

Nel 2015, 14.426 invece di 90.982; nel 2016 8.827 invece degli 88.652 euro che avrebbero dovuto essere versati; nel 2017 infine 21.934 euro invece di 126.108 euro.

A dare il la alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Luca Turco, un esposto presentato nel dicembre del 2017 da Tommaso Grassi, all’epoca consigliere comunale di “Firenze riparte a sinistra”.

Un altra tegola sui capi del PD, dopo l’inchiesta in odore di ‘ndrangheta sui reati ambientali che ha portato al congelamento del capo gabinetto di Eugenio Giani, Ledo Gori.

 

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