Governo – E stato il re delle capriole politiche e delle gaffe. Il ministro dell’uno vale uno che ha dichiarato la sconfitta della povertà per legge. Colui che voleva aprire il parlamento come una scatola di tonno. Di Maio si intestardisce a restare nel movimento che da tempo lo considera l’ombra di Mario Draghi. Affine alle politiche di Renzi e Giorgetti.
Di Maio insiste a rimanere in un Movimento nel quale ormai è un corpo estraneo. Il ministro da tempo ormai ha imboccato un binario politico alternativo ai Cinque Stelle. E’ entrato nelle rotaie di Draghi. Ricalcando le politiche di Giorgetti, Forza Italia e Italia Viva. Il Di Maio attuale è un altro uomo rispetto al vecchio leader del Movimento 5 stelle e ministro dei governi Conte. E’ su un altro itinerario ed è un mistero perché si accanisca a restare in un contesto dove infastidisce e viene infastidito.
La corsa al Quirinale
Tutto è cominciato con la corsa al Quirinale. Il movimento voleva Draghi al Governo lui da solo lo voleva spingere sul Colle. Ora accusa i suoi di essere contro la Nato e contro l’UE. Una bella piroetta. Ha dimenticato tutte le sue invettive contro la Nato e contro l’Euro. E le proposte di referendum sempre contro. Ora il Movimento dopo il consiglio nazionale sfiducia Di Maio. Il nostro non viene espulso semplicemente perché l’espulsione non compete al consiglio. Tale giudizio spetta ai probiviri. Intanto Beppe Grillo tace e non aiuta a sciogliere i nodi nel movimento. Conte è dispiaciuto e rammaricato per le parole del Ministro. Il Movimento conferma la collocazione euro-atlantica dell’Italia e si prepara al voto di martedì in Senato sulle Comunicazioni del Premier Draghi. Il M5s, nella sua nota finale non fa riferimento alle armi, ma ad una de-escalation militare e alla centralità del Parlamento.
Governo – nessun dubbio sull’Euroatlantismo del M5s
Non viene in alcun modo posta in discussione la posizione Euroatlantica del movimento. Le accuse di Di Maio vengono rispedite al mittente. In attesa di ulteriori sviluppi disciplinari Il Ministro è già stato sfiduciato e secondo “ADN Cronos” pare che i tre vice presidenti Ricciardi, Todde e Gubitosa vorrebbero Di Maio subito fuori del movimento.
In una intervista a “La Stampa”, la senatrice Paola Taverna ammette, di non riconoscere più Di Maio e di confonderlo con Renzi o con un centrista qualsiasi. Prima ancora di chiedere se Di Maio deve essere espulso, bisognerebbe chiedere a lui perché fa di tutto per uscire. Ha mentito sulla risoluzione, sapeva benissimo che era un testo vecchio e superato, eppure l’ha usata per attaccare il movimento.
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