Indicò a Matteo Salvini a quale campanello citofonare, ha perso un figlio per droga. Sul web insulti e minacce, ora si trova la auto distrutta. Oltre a Mihajlovic, offese ed avvertimenti in stile mafioso riguardano chi solo si azzardi ad avvicinare il Leader leghista.
Ormai in Italia viviamo in un clima di odio perenne, e di danneggiamenti intimidatorio, anche per chi denuncia lo spaccio di droga: il rischio non solo è di avere serie ripercussioni, ma di essere vittima di gravi offese e minacce.
È successo ad Anna Rita Biagini, la signora che ha indicato a Matteo Salvini a quale citofono suonare in via Deledda, nel cuore del quartiere popolare del Pilastro a Bologna, per chiedere al presunto pusher tunisino se spacciasse. Salvini per quel gesto di citofonare è stato da più parti attaccato.
La signora Biagini ha una storia terribile: “Mio figlio è morto di overdose a trent’ anni, per questo combatto lo spaccio. In realtà lui era malato di Sla e purtroppo era tossicodipendente. Quando le sue condizioni erano peggiorate ha deciso di farla finita e lo ha fatto nel modo che conosceva, facendosi una dose letale”.
Il profilo Facebook della donna è stato tempestato e invaso da vergognosi commenti, con tanto di offese e minacce. “Che schifo di persona che è..mi vergognerei a girare se fossi in lei…spero vi lascino in mutande..schifosi”;” ti butterei un secchio di m****”
Questa mattina i familiari della donna hanno scoperto la sua vettura vandalizzata.
Il leader della Lega, intervenuto in una diretta sul proprio profilo Facebook, si è schierato a sostegno della Biagini: “Ieri ho avuto l’onore di incontrare una madre coraggiosa che si batte con una motivazione in più, perchè ha perso un figlio di overdose e su di lei la politica si divide, qualcuno arriva a fare polemica su di lei, ma noi siamo andati a disturbare la piazza dello spaccio“.
E su Twitter ha aggiunto: “Questa è la dura verità. Il mio abbraccio alla signora, onore al suo coraggio. Chi vota Lega domenica in Emilia-Romagna sa che da parte nostra ci sarà lotta dura e senza quartiere agli spacciatori di morte”.
Invece in Italia chi mette il dito nella piaga dello spaccio deve tacere, altrimenti sono guai.
Il ragazzo della famiglia tunisina a cui il Capitano ha citofonato, insieme al padre, ha preso contatti con l’avvocato Cathy La Torre, attivista per i diritti civili, per richiedere un risarcimento.
L’ambasciatore della Tunisia a Roma, Moez Sinaoui, ha scritto una lettera alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, esprimendo la sua costernazione per l’ imbarazzante condotta del senatore leghista, che ha accusato “un privato cittadino di origine tunisina” di spaccio di droga.
Il diplomatico ha definito quella di Salvini una “deplorevole provocazione senza alcun rispetto del domicilio privato”.
Tra i tanti Fabio Volo, si è scagliato contro il gesto di Salvini. “Vai a suonare ai camorristi se hai le palle str..o, non da un povero tunisino che lo metti in difficoltà str..o, sei solo uno str..o senza palle – ha sbottato Volo – Fallo con i forti lo splendido, non con i deboli”.
Il grillino Nicola Morra, presidente della commissione nazionale Antimafia ha sentenziato: ”Citofonare, accusare senza prove una persona: ricorda i momenti più bui dello squadrismo fascista”.
Un altro rappresentante dei Cinquestelle, il consigliere regionale lombardo, Marco Degli Angeli, si è presentato in via Bellerio 41, quartier generale della Lega, per suonare al campanello e chiedere indietro i famosi 49 milioni.
Debora Serracchiani, deputata PD, condanna il gesto del leader del Carroccio: “Non si fa politica così. Noi dobbiamo dare l’ esempio, non fare i bulli”.