Chi è Nicola Santini? Lo vediamo al timone di We Love Design, il programma di Mediaset Infinity dedicato alle case più belle. Nicola Santini affiancando Marzia e Leonardo Dainelli, duo del design sbarcato a Milano da un paio d’anni e già protagonista della scena architettonica di una città in eterna mutazione, è considerato l’esperto di bon ton e arte del ricevere più autorevole.
Toscano di nascita, Nicola Santini vive tra Milano e Trieste e Roma. Un giro d’Italia, quello della sua agenda lavorativa, che regala interessanti spunti, su tre città in odore di elezioni, tutte gustare.
Da esperto di costume, iniziamo con tre stupidaggini sulle tre città in cui passi più tempo
A Trieste devi alzarti presto, parlare poco e fare di fatto. Le giornate iniziano all’alba e la gente corre, fa canottaggio prima di andare a lavorare. Non dipende dal cellulare e lo spritz è rigorosamente acqua gassata e vino bianco. A Roma se vuoi avere delle buone entrature in società e non sei in politica, il che significa comunque essere di passaggio, devi avere un paio di cognomi non un paio di centinaia di migliaia di follower, cosa che a Milano invece ha un suo peso.
A parità di immeritocrazia, trovo più romantica la prima opzione. Se poi pensiamo che a Milano gli influencer pontificano sulla politica…
Ti riferisci a Fedez?
Anche!
Ma Fedez prima di essere un influencer è un cantante
Non me lo ricordavo. Forse bisognerebbe ricordarlo anche a lui.
Tra poco a Milano si tornerà alle elezioni. Che ne pensi del sindaco Sala, dato per favorito?
A proposito di influencer o a proposito di politica?
Entrambe…
A me non piace. Non mi piace la sua Milano. E quando dico che non mi piace la sua Milano non intendo dire che non mi piace Milano e certe evoluzioni che ci sono state modello architettonico e urbanistico. Certo tante non le ha decise lui, benché il nastro da tagliare gli sia arrivato tra le mani. Ma questi sono i tempi della pubblica amministrazione. Si delibera oggi, si vedono i frutti tra 10 anni. A chi arriva o chi rimane, viene chiesto di non rovinare ciò che ha fatto chi è arrivato prima e ha investito in lungimiranza più che in vernissage. Quando dico che non mi piace la Milano di Beppe Sala dico per che non si può concepire che una struttura oppure un quartiere simbolo di riqualificazione come per esempio il neonato Mercato Centrale, taglianastrato con standing ovation di tutta la stampa radical chic meneghina, ospiti a 100 metri i peggiori esempi di degrado quali spaccio prostituzione e scippo dove si è deciso di non intervenire. Perché non tutto passa soltanto dai like di Instagram. E l’inclusione, di cui tanto si riempie la bocca, è altro.
Però tu mi insegni che la comunicazione è importante
Sì ma non deve sostituirsi alla sostanza. Se no, non si chiama comunicazione, si chiama fuffa.
Di Roma cosa mi dici?
Ho vissuto la Roma della Grande Bellezza. È stata la prima città ad accogliermi. Mi piaceva per quella mescolanza di clero, politica, star del cinema e intellettuali nei salotti, che a un certo punto abbiamo smesso di chiamare salotti. Poi i salotti hanno traslocato nelle portinerie ed eccoci a schivare le buche. Da Caput Mundi a Capùt il passo è stato breve.
Qualche millennio…
Qualche millenials, direi.
Sei anche triestino di adozione, altra città, altra mentalità, altro sindaco da rieleggere. Con Di Piazza come siamo messi?
Io non voto a Trieste ma spero francamente che questo sindaco sia rieletto. Lo spero per una città che considero la punta di diamante d’Italia, geografia, cultura, ospitalità. Sono vent’anni che frequento Trieste e che ci vivo gran parte della mia vita. Prima era la bella addormentata. Serviva qualcuno che ne intuisse il potenziale e lo mettesse a frutto senza snaturarne l’anima cosmopolita ed originale. Era una città da cui i giovani fuggivano, oggi è una città dove i giovani arrivano e questo è merito di una politica che ha pensato prima di ogni altra cosa al benessere di chi ci vice e chi ci passa del tempo. Trieste sta conoscendo un periodo di grande splendore: pulita, visibile, in continuo fermento innovativo senza che nessuno passi il tuo tempo a fare storie su Instagram per vantarsi dei risultati. Una città governata da un sindaco pragmatico che si è dato un progetto con una visione supportata da un piano operativo concreto, che non ha disatteso i risultati che tutti gli abitanti si aspettavano. Non a caso la Trieste di Di Piazza è tra le prime città per vivibilità e da città dormitorio è diventata in pochi anni e con un grande lavoro, una destinazione che però non ha tradito se stessa.
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