Israele e la Shoah.Celeste Vichi presidente dell’Unione delle Associazioni Italia Israele, ha parlato con noi nella ricorrenza del giorno della memoria. Confrontandosi anche sulla reviviscenza di episodi di antisemitismo ed ostilità verso gli ebrei.
Oggi è la giornata della memoria. Che cosa è più importante tramandare in questo giorno, alle nuove generazioni?
Il rispetto per la vita. La consapevolezza che l’orrore può ripetersi e che l’antisemitismo è ancora una realtà. La cultura, la conoscenza della storia e la tolleranza, la capacità di mantenere la propria umanità sono l’unico antidoto affinché la storia non si ripeta.
Moni Ovadia ha affermato che la Shoah deve insegnare a cercare la pace…
Il Dalai Lama ha affermato che:”La pace può durare solo dove i diritti umani sono rispettati, dove il popolo non ha fame e dove individui e nazioni sono liberi”. Quindi non deve essere una preoccupazione, come per Moni Ovadia, non umiliare Putin o tutti i dittatori che minacciano le libertà fondamentali e la vita.
Il nostro paese ha una lunga tradizione di convivenza con comunità ebraiche radicate. Secondo lei come poterono arrivare le leggi razziali?
Nei periodi di profonda crisi interna, quando la politica per propria incapacità non è in grado di dare risposte alle istanze economiche, sociali, culturali o sistemi si chiudono, cercando di trovare un nemico interno, un capro espiatorio. Questo è quanto è accaduto con le leggi razziali e con gli ebrei. Un rischio ancora attuale. Le dittature, autocrazie, teocrazie si chiudono in sé stesse creando ogni volta un nemico interno, o esterno per conservare la propria esistenza. Basti oggi vedere cosa accade nella Russia di Putin o in Iran.
Oggi l’antisemitismo in Italia è ancora forte?
Dati Eurispes del 2020 ci dicono che per un italiano su sei pari al 15,5 % della popolazione la shoa non è mai esistita e per il 16,1% non è stato un fenomeno importante. Oggi il rischio di antisemitismo è rappresentato dalla negazionismo, banalizzazione della Shoah, revisionismo storico e si manifesta con espressioni di ostilità nei confronti degli ebrei negli spazi pubblici graffiti, vandalismi negli edifici, profana ione dei cimiteri ebraici, derisione negli stadi, derisione nello spazio digitale e nei social media. Abbiamo un enorme problema culturale. Per questo l’Unione delle Associazioni Italia Israele sta proponendo la nuova definizione di antisemitismo proposta dall’Ihra nei comuni. Una definizione volta a combattere antisemitismo classico ed antisionismo.
Spesso si parla di antisionismo, come cosa distinta dall’antisemitismo…
L’antisionismo è la nuova frontiera, quella più moderna, di antisemitismo. Costituisce la negazione del diritto di Israele ad esistere e difendersi.
Negare al popolo ebraico di avere un proprio Stato è antisemitismo. Oggi Israele è l’assicurazione sulla vita di tutti gli ebrei nel mondo. Se gli ebrei avessero avuto uno stato forse non ci sarebbe stata la Shoah.
Come mai, lo Stato di Israele trova spesso poca solidarietà presso l’opinione pubblica e le istituzioni internazionali?
Solo nel 2021 l’Onu ha approvato 14 risoluzioni contro Israele e 4 contro tutti gli altri paesi, una sola a testa sulle situazioni più drammatiche Iran, Siria, Corea del Nord, Myanmar e Crimea. È la prova di come ancora oggi il diritto ad esistere dello Stato di Israele sia minacciato e l’antisemitismo un pericolo concreto anche nelle istituzioni mondiali.
Crede che oggi i giovani sentano ancora sufficientemente il peso delle ferite della Shoah?
Come ho già detto prima oggi i reati di odio e hate speech corrono sui social media, bisogna agire sulla cultura perché i giovani, maggiori fruitori di questi mezzi di comunicazione, non perdano mai la consapevolezza di ciò che la storia ha insegnato.
Spesso molti esponenti del mondo ebraico hanno invitato a parlare di Shoah invece che olocausto. Perché?
Shoah è il termine specifico esclusivamente dedicato al popolo ebraico. È stato così definito dallo stato d’Israele nel 1951
Crede che lo Stato di Israele, tragga la sua legittimità anche da ciò che è accaduto nei campi?
Il Sionismo nato con Herzel, ha le proprie radici nel risorgimento di fine ottocento, esattamente come accadde per lo Stato Italiano, anche lo Stato Ebraico ha già una sua legittimazione storica e culturale e le sue radici culturali nel Congresso di Basilea del. 1922. Di fatto quanto accaduto nei campi ha costituito una spinta propulsiva alla creazione di Israele, sorto come stato rifugio del popolo ebraico e di tutti i profughi.
Cosa si augura nel futuro, per Israele ed il rispetto degli ebrei in generale?
Che ad Israele ed il suo popolo venga riconosciuta dignità ed il diritto ad esistere e che cessi al più presto la politica di demonizzazione e delegittimazione dello Stato Ebraico.
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