Ieri 23 luglio 2020, presso la sala conferenze della Camera dei Deputati, è stato ufficialmente lanciato il nuovo partito del Senatore Gianluigi Paragone, “No Europa per l’Italia – Italexit con Paragone”. L’ex M5S, accompagnato da Monica Lozzi – ex M5S e candidata a sindaco di Roma – ha ribadito l’obiettivo primario della nuova creatura politica: l’uscita dell’Italia dall’UE e dall’Eurozona.
Il marchio Italexit
Il nuovo soggetto politico di Gianluigi Paragone ha il merito di presentarsi, riprendendo la formula adottata da Nigel Farage con il partito “Brexit”, con una nomenclatura fortemente marchiata che non lascia spazio a dubbi e perplessità. Un partito che andrà ad occupare la casella del cosiddetto “sovranismo di sinistra”. Uno spazio politico in realtà già presieduto da altre realtà tra le quali ricordiamo ad esempio Vox Italia – partito “sovranista e socialista” che si rifà alle idee del filosofo Diego Fusaro – ed il Fronte Sovranista Italiano di Stefano D’Andrea, nato nel 2016 e finora unico partito ad avere nel proprio nome il termine “sovranista”.
La riflessione politica
Paragone durante la conferenza ha affermato che, secondo quanto riportato dai sondaggi dell’Istituto Piepoli, “Italexit” sarebbe già al 5%. Sicuramente un buon punto di partenza per una neonata forza politica. In tal senso, sorge spontanea una riflessione. Nel panorama politico attuale, nel quale esistono una miriade di movimenti e partiti, la nascita di questo nuovo soggetto sovranista dovrebbe essere letta in un duplice senso. Da un lato, potremmo constatare che, nell’attuale offerta politica italiana, effettivamente mancava un partito che – fin dal nome – fosse dichiaratamente antieuropeista. Dall’altro, invece, la creazione di “Italexit” potrebbe rappresentare l’ennesimo contenitore che anziché unire le varie forze, le fraziona causando confusione e dispersione di voti nell’elettorato sovranista.
La battaglia culturale per l’Italexit
A meno che l’Unione Europea non autoimploderà, la strada da fare per arrivare alla tanto agognata Italexit è ancora molto lunga e piena di insidie. L’uscita dell’Italia dall’UE, infatti, prima che operazione politica è battaglia culturale. Dopo anni di lavaggio del cervello e martellamento mediatico gli italiani stanno lentamente uscendo dall’ipnosi europeista. Tutto ciò ovviamente non basta. La creazione di nuovi soggetti politici potrà sicuramente colmare un vuoto ma, per poter realizzare un vero cambio di paradigma, bisognerà rompere la gabbia del pensiero dominante. Per fare ciò, occorrerà sia creare fermento culturale (giornali, riviste, radio, case editrici), sia iniziare ad occupare i posti chiave all’interno della società. Il Senatore Paragone, su questo fronte, avrebbe potuto dire la sua conquistandosi un ruolo da vero protagonista.
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