Italia: lo stato del fallimento – Ultima notizia in ordine cronologico: AirItaly è stata messa in liquidazione. Traduzione: azienda fallita, aerei fermi e 2000 persone a casa. Il secondo vettore aereo italiano è sparito. Il primo, Alitalia, sopravvive solo grazie ai prestiti-ponte governativi, ma comunque il morto è sulla bara.
I più grossi tour-operators hanno vietato ai loro agenti di vendere voli Alitalia. Le compagnie aeree estere che manifestano un vago interesse per l’acquisizione dell’azienda rispondono sempre: grazie ma non ci interessa.
Vogliamo parlare poi di Unicredit – 6000 esuberi? o di Arcelor Mittal (al secolo ILVA) – 4700? MercatoneUno – 1800? Whirpool Napoli? Sibeg Catania (l’imbottigliatore di CocaCola costretto a andare in Albania per colpa della Sugar e Plastic Tax)? E queste sono solo alcuni esempi di aziende molto grandi. Sarebbe impossibile tenere il conto delle piccole ragioni sociali che hanno chiuso in questi anni.
La conclusione è che l’Italia è un paese in fallimento.
La politica interna è decisamente fallimentare, ma a causa di questo governo di improvvisati: da anni. Per non dire da decenni. Fare impresa in Italia non è impossibile, è da imbecilli.
Basti vedere anche quello che succede a Firenze, dove è arrivato lo zio d’America Rocco Commisso, carico di soldi e di voglia di spenderli, e non riescono a fargli fare lo stadio. Per colpa di una burocrazie miope e inutile. Dannosa.
In una nazione dove le imprese pagano più del 60% di tasse, dove la rotazione del personale è inchiodata a causa di sindacati inetti, dove la P.A. è una melma appiccicosa e letale, l’unica soluzione è la morte. Nel senso che interventi leggeri e indolori non risolverebbero niente.
Ci vorrebbe una guida forte che decida di fare scelte impopolari e azzerare tutto e ripartire da capo. Che abbia il coraggio di radere al suolo l’apparato burocratico, legislativo e fiscale, creando una semplificazione vera per chi ha la follia di voler fare impresa e che possa incentivare gli investitori esteri.
Scusatemi, sto sognando.