007 No Time to Die è il 25 (e si spera ultimo) episodio della fortunata saga dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà.
Partiamo dalle cose lapalissiane. Il film è piacevole, pieno di effetti speciali e, pur essendo lungo 160 minuti, scorre bene tenendoti ben vigile sulla poltrona del cinema. A proposito: che bella sensazione tornare al cinema!
Faccio subito spoiler, almeno non ci si pensa più: James Bond muore. In maniera spettacolare e da eroe. Come è giusto che debba morire un personaggio di questo calibro.
Il problema è che lo avevano già ammazzato molto prima. E facendolo (e facendoci) soffrire delle pene e delle torture infernali. Terribilmente attuali, ma pur sempre infernali. Sì perché anche il mito 007 è passato sotto la falce mietitrice del politically correct.
Forse, come dice mia moglie, sono un estremista del personaggio. Ci sta: sono cresciuto a pane e Bond. Quindi è ovvio che sia innamorato del mito del vero 007. Quello che andava avanti a champagne e vodka martini. Quello che era tanto cinico con le donne da sembrare misogino. Quello che prima ci va a letto e poi le uccide.
Il racket del politically correct ha ucciso 007
In questa ultima puntata (spero proprio che sia l’ultima) si capisce già dall’inizio che la situazione è precipitata. Dice subito je t’aime a una biondina che niente ha a che spartire con le bond girl di un tempo. E qui mi sono saliti i primi brividi: non era innamorato di Vesper (già fastidioso)? E adesso ne ha un’altra? Troppo romanticismo Mr. Bond.
Poi – ORRORE, RACCAPRICCIO – arriva un corazziere nero che i più attenti conoscono col nome di Lashana Lynch. Alta e ben piazzata (diciamo sta comoda seduta) che come prima cosa si toglie una parrucca di lunghi capelli neri, per risultare pettinata come un membro delle SAS. Sarò prevenuto, ma ci ho letto qualcosa di “fluido” o “non binario”. E in tutto questo costei non rimane affascinata da Bond. Impossibile per una donna etero.
Ma la cosa destabilizzante per chi ha adorato Connery, Moore e Brosan (gli altri due non li prendo in considerazione) è che il suo nome in codice è 007. Ma volete scherzare? 007 donna, nera e con dubbi sui propri (legittimi, per carità) gusti sessuali?
Poi Q, già presente nei precedenti episodi, si scopre non di dubbi gusti sessuali, ma di certi. È omosessuale, e gli sceneggiatori ce lo devono dire per forza. Con un espediente che onestamente niente aggiunge al film. Anzi direi proprio inutile. Ma comunque lo devono dire, altrimenti la lobby gay potrebbe risentirsi.
Qualche nota positiva (poche)
Ci sono anche degli sprazzi di luce in questa coltre di fumo negli occhi. Il cattivo è un cattivo coi fiocchi, interpretato da un grandissimo Rami Malek, già Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody. Ana de Armas è la vera bond girl. Peccato per una parte troppo piccola. Purtroppo manca una cattiva con cui fare sesso e uccidere nella scena successiva. Paura di essere additato come femminicida? Ci sta.
Interessanti i cameo di rimando a vecchi film, come l’utilizzo di due Aston Martin (tra cui la mitica DB5) e qualche richiamo musicale a vecchie sigle.
Bellissimo lo spot che è stato fatto all’Italia con un’intera sequenza girata nella meravigliosa Matera.
Probabilmente hanno voluto mettere in scena il canto del cigno di un eroe fuori tempo e fuori luogo. Ma ne è uscito il gracidare di una cornacchia.
Spero vivamente che sia la pietra tombale della serie 007. Perché per chi ama (come me) il personaggio di un tempo, Bond è stato trucidato sull’altare del politically correct. E questo è totalmente inaccettabile.
Leggi anche: 007 sarà donna e nera. Che originalità
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