Iva – Nella maggioranza di governo se le suonano di santa ragione, perché una parte vuole abolire la prescrizione dei processi e l’altra non intende far passare la riforma. La bega va avanti da settimane, ma negli ultimi giorni i toni si sono alzati al punto che Matteo Renzi, che quando c’è da litigare è sempre in mezzo, minaccia di far mancare i voti in Parlamento, pur promettendo di non aver intenzione di far cadere il governo. Tuttavia, non è di questa pantomima che vi vogliamo parlare, ma di qualche cosa che ci riguarda più da vicino della cosiddetta prescrizione, ovvero dei nostri soldi.
Già, perché mentre volano i ceffoni, qualcuno sta cercando di sfilarci il portafogli.
Le notizie sono due. La prima l’avevamo già anticipata soli soletti nei giorni scorsi senza che nessuno la riprendesse. La seconda già apprestiamo a comunicarvela immaginando che anche questa volta saremo una voce nel deserto.
Veniamo ora ai fatti già denunciati. Ricorderete tutti che a Palazzo Chigi e dintorni si suona la fanfara annunciando un taglio delle tasse per milioni di italiani. Il frastuono della banda di governo però ha coperto gli interrogativi di chi chiedeva dove si trovino i soldi per questa riduzione dell’Irpef e per l’aumento dei bonus. La risposta al quesito per la verità noi l’avevamo immaginata, ma ora è ufficiale. Il governo nato per non aumentare l’Iva finanzierà i famosi sconti sulle imposte con l’aumento dell’Iva.
L’incremento non sarà indiscriminato, ma selettivo, ossia invece di portare il salasso al 25 per cento dall’attuale 22 si lavorerà sui prodotti e, soprattutto, sulle aliquote. Vale a dire che non essendo l’Iva tutta allo stesso livello, si colpirà qua e là, magari lavorando sul prelievo più basso. In poche parole la stangata colpirà i beni di consumo ora meno tartassati, che però sono anche quelli che riempiono il carrello della spesa degli italiani. Dopo tante chiacchiere è quindi arrivata l’ora dei conti, e se i toni sulla prescrizione e le altre faccende che dividono la maggioranza non fossero alti non sarebbe difficile per gli italiani scorgere la realtà dei fatti.
Questa dicevamo era una notizia che non era difficile da intuire, anche se in tanti fanno finta di non vederla. L’altra, che è dello stesso tenore e dunque contiene una fregatura per i contribuenti italiani, riguarda il Mes, acronimo che sta per Meccanismo europeo di stabilità. In pratica si tratta del cosiddetto fondo Salvastati, quella grande cassa comune dove tutti i Paesi della Ue versano miliardi per proteggersi da una eventuale crisi finanziaria. Ovviamente nel salvadanaio europeo c’è chi versa di più e chi meno, a seconda del proprio peso economico e noi, che abbiamo un Pil che rasenta i 2.000 miliardi, ovviamente siamo chiamati a dare di più per esempio di Spagna, Olanda, Grecia e così via.
Fin qui si potrebbe anche acconsentire, perché se si tratta di un fondo solidale è giusto che si versi pro quota in base alla propria importanza e alla propria forza economica. E però nel regolamento del Mes c’è una clausola che praticamente impedisce a chiunque abbia i conti in disordine – e noi li abbiamo, perché il nostro debito è fuori classifica – di poter in caso di necessità beneficiare dei soldi del fondo.
Proprio per questo motivo nei mesi scorsi in Parlamento si era sviluppata una polemica piuttosto accesa, perché l’attuale opposizione (ma anche una parte dei 5 stelle) non voleva accettare le condizioni e intendeva rimetterle in discussione. Alla fine, siccome il governo rischiava di soccombere in Aula, le Camere votarono una risoluzione che impegnava l’esecutivo a non firmare alcun accordo senza l’ok dell’ Aula, perché il meccanismo si doveva accompagnare ad altri interventi.
Beh, per farla breve, zitti zitti e senza che in Italia se ne sapesse niente (per lo meno in Parlamento), a Bruxelles hanno tirato diritto e praticamente si apprestano a varare il Mes senza accogliere nessuna delle richieste avanzate dalle Camere.
Lo certifica una nota dell’ agenzia Ansa in cui si annuncia che il trattato sulla riforma del Mes è chiuso e sarà firmato ad aprile, come previsto dalla tabella di marcia dell’Eurogruppo. L’accordo c’è, ma gli onorevoli che avevano chiesto di essere informati prima della firma non ne sanno niente, perché Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia tacciono. Che la misura possa avere effetti devastanti sulle banche italiane (perché i titoli di Stato che hanno in pancia rischiano di abbassarne il rating) e sul nostro debito pubblico non pare argomento da discutere. Pd, Italia viva e 5 stelle preferiscono prendersi a ceffoni sulla prescrizione. Ma l’unica prescrizione di cui dovrebbero preoccuparsi è quella medica, perché le scene cui stiamo assistendo in questi giorni sono cose da pazzi.
Maurizio Belpietro per “la Verità”