Jacobs è la prova che lo ius soli non serve

Soli

Ci risiamo con lo ius soli. La tiritera seconda solo al DDL Zan e alla canzone di Orietta Berti/Fedez/Lauro (in rigoroso ordine di originalità) si ripropone in questo caldo agosto olimpionico.

Volevate farvi mancare la strumentalizzazione vadical chic dell’oro olimpionico di Jacobs? Mai sia.

Il problema è che dove c’è un atleta italiano, la sinistra vede solo il colore della pelle, e un’occasione di propaganda.

Poi i razzisti sono i loro avversari.

Peccato che stavolta proprio l’hanno smarronata di brutto. A livelli tragicomici.

Nato in Texas, Usa

Non riconoscere lo ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle. Oggi va concretizzato: a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana”.

È quanto rivendica il presidente del Coni, Giovanni Malagò, parlando a Casa Italia, riferendosi alla vittoria della medaglia d’oro di Marcell Jacobs nei 100 metri piani, un ragazzo nato 26 anni fa a El Paso in Texas ma cresciuto a Brescia.

Peccato che lui la cittadinanza italiano l’abbia già.

Italiano, iure sanguinis.

Ius soli significa che acquisisci la cittadinanza dal luogo, il suolo, dove nasci. Ius sanguinis che invece acquisisci la cittadinanza dei tuoi genitori, o di uno dei due. Per diritto di sangue appunto.

Il che è quello che è successo, Marcell è nato a El Paso in Texas da Madre italiana e padre statunitense, pare un Militare di stanza a Vicenza.

A ben vedere se operasse solo lo ius soli lui sarebbe statunitense e basta.

Le cretinate immigrazioniste e pro cittadinanza facile stavolta sono proprio evocate a sproposito.

E daje con lo ius soli

Ma Malago’ insiste.

Sono anni che c’è una formidabile polemica sullo ius soli. Come Coni hanno provato a tirarci per la giacchetta e noi abbiamo sempre sostenuto la tesi che si tratta di una materia politica, ma non riconoscere lo ius sportivo è aberrante e folle. Questo discorso oggi più che mai va concretizzato a 18 anni e un minuto chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana e non iniziare una via crucis con rimbalzi tra prefetture e ministeri. Oggi la risposta migliore l’ha data il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che un quarto d’ora dopo le gare mi ha chiamato commosso, orgoglioso ed entusiasta e mi ha fatto i complimenti. Poi gli ho passato gli atleti e lui li ha invitati entrambi a Palazzo Chigi al ritorno, ed è la risposta migliore a queste domande”.

Vabbè, qualcuno glielo spieghi.

 

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