Jan Palach. Il faro umano sulla via della libertà

Jan Palach un grido di libertà che non viene mai sopito

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Jan Palach – Ci fu un gesto estremo cinquantadue anni fa, il 19 gennaio 1969, a Praga allora in una Cecoslovacchia ancora sotto shock per la repressione operata secondo i dettami della dottrina Breznev, della primavera di Praga e delle richieste di riforme di Alexander Dubček.

Le truppe del Patto di Varsavia, l’equivalente a Est della NATO, invadono la Cecoslovacchia e così vengono revocate tutte le concessioni liberali fatte precedentemente, tra le quali la libertà di stampa e di opinione.
La gente è costretta a cedere ed a subire. Ma come sempre nella storia, chi ha meno ruoli, chi è meno forte, chi ha meno potere trova la forza il coraggio diventare un esempio.

Jan Palach, un anonimo studente universitario di filosofia, trova ispirazione nel monaco buddista Thích Quảng Đức decidendo di emularlo in un gesto estremo. Diventare quello che lui stesso in una lettera definirà una torcia umana.

Sembra richiamare la frase che secondo alcuni avrebbe pronunciato ormai malato al proprio carceriere Gavrilo Princip: “Non c’è bisogno di portarmi in un’altra prigione. La mia vita sta già declinando. Ti suggerisco di inchiodarmi su una croce e di bruciarmi vivo. Il mio corpo in fiamme sarà una torcia per illuminare il mio popolo sulla via della libertà”.

Il motivo del gesto di Jan Palach

In sostanza Jan Palach vuole proprio questo. Risvegliare la coscienza della gente comune, impedire al mondo di girarsi dall’altra parte nel rispetto della non ingerenza in questioni riguardanti l’area di influenza che in Europa veniva demarcata da un muro. Un muro che barbaramente aveva diviso le persone, le famiglie, una città, un paese che aveva una storia.

Palach decide di rigettare questa logica. Si dà fuoco davanti al Museo Nazionale, dopo aver lasciato una lettera nel cappotto ed averne spedite altre tre. Immediatamente soccorso dai passanti viene trasportato d’urgenze in ospedale ancora cosciente.

Vi morirà tre giorni dopo, senza aver mai riperso conoscenza. Manifestazioni di cordoglio avvennero in tutto il mondo e specialmente in Europa. Anche l’intera Cecoslovacchia fu molto scossa da quanto accaduto, ebbero luogo molte manifestazioni spontanee e per alcuni giorni le autorità sovietiche temettero che si riaprisse la primavera di Praga.

Oggi la Cecoslovacchia non esiste più. Con la libertà è arrivata anche l’autonomia per i due popoli che la componevano.

Ma Jan Palach non era strettamente un eroe nazionale. Piuttosto un ragazzo che voleva prendersi una responsabilità che troppi altri avevano paura di prendersi. Voleva impedire che troppi si voltassero dall’altra parte. Di far finta che tante cose non stessero accadendo, Illuminare il mondo e le persone sul fatto che si può davvero essere liberi solo se si ha il coraggio di non permettere a nessuno a qualsiasi costo, di limitare quei diritti fondamentali che fanno degli esseri umani individui liberi, che fanno delle nazioni, paesi liberi. Che fanno la differenza tra essere vivi davvero o semplicemente sopravvivere.

Jan Palach è un’ispirazione per gli uomini liberi di ogni dove e di ogni tempo.

 

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