Il candidato Joe Biden ha più volte espressamente dichiarato di essere a favore del diritto all’aborto fino al nono mese.
Non solo ma ha aggiunto di vedere con favore il diritto dei bambini alla libertà nel decidere la propria identità sessuale.
È dunque un candidato favorevole al gender non solo come ideologia astratta o ipotesi fantastica ma come insieme di diritti reali che lo Stato deve proteggere.
Per Joe Biden cattolicità e aborto non sono in contrasto tra loro.
Kamala Harris, candidata alla vicepresidenza, è peraltro una procuratrice che aveva dato indiscutibili prove di voler contrastare con tutti i mezzi la cultura pro-life negli Stati Uniti.
Non solo Biden, ma il ticket elettorale al completo aveva quindi una identità inconfutabile.
Durante tutta la campagna elettorale abbiamo assistito all’appoggio della Chiesa cattolica a Biden
L’appoggio al candidato democratico è venuto dalla Chiesa tutta, non solo di quella americana ma anche di quella vaticana.
Perfino il famoso documentario “Francesco” era impregnato di valutazioni politiche in appoggio a Biden.
La telefonata del Papa
“Papa Francesco e Joe Biden hanno avuto una conversazione telefonica”.
Lo ha confermato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Il colloquio segue il saluto dei vescovi statunitensi che, attraverso un messaggio del presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Los Angeles Josè H. Gomez, hanno rivolto al presunto presidente eletto le loro congratulazioni come secondo presidente cattolico del Paese dopo John F. Kennedy.
“Il presidente eletto ha ringraziato Sua Santità e ha evidenziato il suo apprezzamento per la sua leadership nel promuovere la pace, la riconciliazione e i legami comuni dell’umanità in tutto il mondo“.
Nel corso della chiamata Biden ha espresso il suo “desiderio di lavorare insieme sulla base di una convinzione condivisa nella dignità e nell’uguaglianza di tutta l’umanità su questioni come la cura degli emarginati e dei poveri, affrontare la crisi del cambiamento climatico e accogliere e integrare immigrati e rifugiati nelle nostre comunità”.
I provvedimenti dei primi cento giorni
Come lavorerebbe a favore dell’umanità è presto detto, qualora fosse confermata la sua elezione.
Oltre all’aborto sino al nono mese come a New York ed in alcuni stati più liberal, il candidato di facciata democratico elenca i primi provvedimenti.
La normalizzazione degli Stati Uniti nell’era del dopo-Trump avverrebbe innanzitutto con l’adeguamento alle misure contro il COVID-19 in atto a livello mondiale.
In spregio al sentimento libertario ed individualista degli statunitensi, ben più insofferenti a qualunque limitazione degli Europei.
Joe Biden atterrisce con la sua agenda, prima ancora che la sua nomina a nuovo Presidente venga eventualmente formalizzata dal “Collegio elettorale” il 14 dicembre dopo la risoluzione delle controversie legali sollevate da Trump.
Prima ancora di assumere ufficialmente la carica prestando giuramento il 20 gennaio 2021, ha già costituito un “Transition Covid-19 Advisory Board”, l’equivalente del nostro Comitato tecnico-scientifico governativo.
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