Eletta Presidente della Regione Calabria il 26 gennaio 2020 nelle scorse ore è venuta a mancare Jole Santelli, Presidente della Regione Calabria. L’ex parlamentare di Forza Italia era malata di cancro, ma la causa del suo decesso potrebbe essere stata quella di un arresto cardiaco. Al cordoglio unanime e trasversale di tutte le forze politiche nazionali e locali, si sono aggiunte anche le prime strumentalizzazioni da parte di una certa stampa. Stamane due rotocalchi, anzichè limitarsi a riportare alle cronache la triste vicenda che ha colpito un’intera comunità, si sono immediatamente sbizzarriti nel dare giudizi sul destino del Centrodestra in Calabria rievocando anche stagioni politiche ormai ampiamente superate. Questo è il giornalismo che, ormai da troppo tempo, va di moda sponsorizzare. Infarcito di doppiopesismo e slogan carichi di suggestione, esso ha come fine il rimpiazzato dell’opinione pubblica con l’emozione pubblica.
Tra nebbia e rancore: la stampa politicamente corretta
“Cosa succede ora in Calabria”, si è domandato l’Espresso. Dopo aver ricostruito la vita politica e professionale della Santelli, giù con la tragedia greca. Perchè non rievocare la vicenda dell’ex governatore Scopelliti affiancandola alle recenti dichiarazioni politicamente scorrette dell’attuale vicepresidente Nino Spirlì? Quest’ultimo, infatti, dovrà prendere le redini della Regione in attesa di nuove elezioni. Prontamente Repubblica si è mobilitata nel ridicolizzarlo. “58 anni, l’assessore alla Cultura prenderà il posto della presidente scomparsa oggi. Si è definito “omosessuale e cattolico praticante”. Non finisce qui. L’Espresso, lanciatosi nella solita pregiudiziale antileghista, ha poi parlato di resa dei conti all’intero del Centrodestra calabrese. “Ci sarà il rimpasto? Certo la morte di Jole Santelli rischia di essere l’occasione di una dura resa dei conti.” Articoli velenosi e rancorosi che purtroppo nemmeno in questa occasione ci hanno risparmiato la consueta retorica faziosa e politicamente corretta. Un famoso proverbio diceva che il silenzio è d’oro!, ma in determinati casi per Repubblica e l’Espresso “restare umani” di fronte alla morte è veramente un’impresa molto ardua.
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