Jordan Bardella è rassicurante, Jean-Luc Mélenchon preoccupante, Macron imbarazzante

Jordan Bardella è rassicurante, Jean-Luc Mélenchon preoccupante, Macron imbarazzante

Il presidente francese è il vero grande sconfitto di queste elezioni. La sua mossa è stata azzardata, ma in parte anche calcolata perché spera in un grande fronte che sostenga una sua nuova maggioranza.

Macron un pericoloso inetto

Macron sicuramente è lontano dalle simpatie della maggior parte dei Francesi. La sua politica estera è disastrosa, sul fronte interno è pieno di problemi e non riesce più a sembrare un simbolo di unità nazionale.

Probabilmente sperava in una nuova vittoria, con l’appoggio di tutta un’estrema sinistra ai suoi candidati, per arginare la destra francese

Ma il vero problema per raccogliere i voti moderati sta nel fatto che si dovrebbe chiedere ai moderati di votare in molti casi per i candidati di Jean-Luc Mélenchon

Non capisco in che modo Bardella sarebbe pericoloso per la democrazia.

Non è l’espressione di una Francia ignorante, sciovinista, autoritaria. Già il suo stesso cognome dimostra che c’è un grande passo avanti, un percorso serio strutturato della Destra francese. Un percorso al quale non si capisce perché i gollisti continuino a rimanere estranei, determinando la loro autodistruzione.

Non possiamo pensare di trovarci davanti al ballottaggio presidenziale del 2002, quando Jean Marie Le Pen sfidò il presidente uscente Jacques Chirac

Ne è passata di acqua sotto i ponti. Ed oggi il Rassemblement National è un partito che ha tutte le carte in regola per governare.

Il fronte repubblicano è inquietante

La grande coalizione che invoca un personaggio patetico come Macron è semplicemente un’offesa ad ogni liberale che si rispetti. Come si può chiedere ad un liberale di governare con tutto ciò che è antiliberale. Bisogna ricordare che in Francia il collaborazionismo con Vichy non è certo di destra. Pierre Laval, il  capo di governo più rilevante, vero tutore da parte dei germani dell’anziano maresciallo Pétain era chiaramente un politico socialista .

La resistenza francese fu animata soprattutto da un grande eroe nazionale. Un militare che difese fino all’ultimo la sovranità e l”indipendenza dello stato.

Il generale Charles de Gaulle, che poi volle in tutti i modi scendere in politica per essere un argine all’avanzare di un preoccupante comunismo.

Con che coraggio i suoi eredi potrebbero andare a votare proprio per i comunisti?

Ma vogliamo poi credere che una Francia ostaggio degli estremisti di sinistra sarebbe rassicurante per qualcuno o per qualcosa?

In che modo rafforzerebbe l’Europa?

Per non parlare poi del problema in politica estera .

Vogliamo forse negare che Jean-Luc Mélenchon sia estremamente indulgente verso il grave pericolo dell’estremismo islamico, che ha riempito la Francia di morti ma sia estremamente ostile allo Stato di Israele?

In Italia le battute di quattro imbecilli, totalmente sconfessati dal loro partito, hanno scandalizzato e fatto suonare i campanelli d’allarme.; in Italia non facciamo mai a meno di essere troppo teatrali e folcloristici. Però chiaramente sull’antisemitismo a destra, per quanto marginale e relegato a personaggi ridicoli c’è e massima attenzione. Gli immensi spazi e la legittimazione che trova l’antisemitismo a sinistra sono non solo tollerati, ma accettati come dogmi di saggezza intellettuale.

Abbiamo visto la folla nelle piazze della sinistra, vuole impedire ad Israele di sradicare Hamas, nella speranza di ottenere consenso da larghe fasce di immigrati naturalizzati, che hanno simpatia per quelle estremisti. E tutto questo non sarebbe pericoloso?

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