KILLEROPOLI: UN PERICOLOSO DOSSIERAGGIO?
Accessi anomali alle banche dati istituzionali da cui estrarre dati fiscali e non, con il pretesto della segnalazione di operazioni sospette (SOS). Questo l’inquietante scenario su cui sta lavorando la Procura di Perugia a seguito della denuncia fatta dall’attuale Ministro Crosetto e che sta aprendo un vaso di Pandora dai tratti preoccupanti.
Il ministro è stato fatto oggetto di una attività di raccolta e divulgazione illecita di dati che ha condotto all’iscrizione nel registro degli indagati di un ufficiale della Guardia di Finanza.
Questi, agiva indisturbato e – secondo l’ipotesi investigativa – senza autorizzazione sia dagli uffici della DNA sia da quelli delle Fiamme Gialle raccogliendo una mole impressionante di dati che riguardavano non solo Crosetto, ma altri politici (fra cui Conte e Casalino), uomini di sport e d’affari.
IL CASO CROSETTO
La vicenda origina nello scorso autunno, ai tempi della formazione del Governo Meloni. Mentre impazzava il totoministri, in modo del tutto (non) causale, il quotidiano Domani – edito da Carlo de Benedetti – pubblicava un articolo in cui si rivelava che Crosetto aveva ricevuto un compenso di 2 milioni di euro come consulente e intermediario da Leonardo, società attiva nel settore di sicurezza nazionale. Un dato riservato a fronte di una operazione del tutto regolare e lecita, ma che una volta resa pubblica ha dato il là a sospetti di conflitto di interessi. Naturalmente non vi erano interessi e non vi erano conflitti, ma il tentativo di mettere i bastoni tra le ruote al Governo è risultato palese.
LA DENUNCIA
A fronte di tale “fuga di notizie”, Crosetto ha denunciato i fatti alla Procura competente e, in corso di indagine, si è venuto a sapere che tali informazioni erano state reperite mediante plurimi accessi alle banche dati da parte di un ufficiale della Guardia di Finanza, direttamente presso la DNA.
Contestualmente si è venuti a conoscenza del fatto che Crosetto non era l’unico “privilegiato” ad aver ottenuto questo trattamento, poiché oltre ad alcuni uomini politici quale Conte e Casalino, anche uomini di sport e di spettacolo erano stati spiati nelle loro transazioni economiche con lo stesso metodo, utilizzando il pretesto del SOS.
La domanda sorge spontanea. Per conto di chi? Con quale finalità, visto che non sussistono indagini a carico degli “spiati”. Su questo la Procura dovrà far piena luce.
L’indagato parla di ordinarie attività di impulso investigativo coordinate dal PM Laudati, ma non vi sono tracce scritte di questo supposto coordinamento.
Probabilmente è ancora troppo presto per avanzare delle ipotesi che abbiano una loro consistenza, ma gli elementi per porsi delle domande vi sono tutti.
CASUALITA’ O QUALCOSA DI PEGGIO?
Siamo di fronte a una casualità agevolata da una scarsa organizzazione degli uffici, o qualcosa di più grave e pericoloso?
La Presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo (FDI), pur nel doveroso riserbo vista l’indagine in corso da parte della Procura di Perugia, ha sottolineato come dove esiste potere esistono forti pressioni. E queste pressioni – aggiungiamo noi – potrebbero essere lecite, ma anche illecite. Siamo sicuri che non si tratti di una attività di dossieraggio volta a condizionare la vita politica e non solo di questo Paese per conto di ignoti terzi? D’altra parte, la storia, anche recente, ne è piena. Dalle denunce di Matteo Renzi, al caso Occhionero, e potremmo continuare. Insomma, andando indietro nel tempo, ci imbattiamo periodiccamente in personaggi più o meno opachi, che hanno spiato e/o raccolto dati sul conto di politici, giornalisti, uomini d’affari ecc. in una vera e propria attività border-line piena di zone d’ombra, e che hanno confezionato ad arte dossier per ricattare questo o quel politico.
Insomma, gli indizi per una vicenda fosca e preoccupante, anche in questo caso, esistono tutti. Provare a capire se sia il caso isolato o se vi sia un sistema più complesso e composito di acquisizione illecita di dati è il compito che dovrà svolgere la Procura di Perugia guidata da un magistrato di prim’ordine quale Raffaele Cantone con l’ausilio della Procura Nazionale Antimafia.
L’INSANO LEGAME CON ALCUNI MEDIA
E poi vi è l’altro capitolo anch’esso inquietante che sistematicamente riemerge ogniqualvolta di parla di indagini (lecite o meno) riguardanti i politici: l’insano legame che sussiste tra certi ambienti istituzionali e alcuni media. Quelle fughe di notizie che tornano assai comodi a chi sulla base dell’attacco personale al politico di turno basa la propria attività editoriale. L’utilizzo delle informazioni emerse durante delle indagini come una clava contro il nemico politico è antidemocratico. Eppure, quando si cerca di porre un freno a queste attività disinvolte, qualcuno grida immediatamente al pericolo per la democrazia e per la libertà di stampa. E’ bene ribadire con forza che il pericolo per la democrazia non proviene dalla necessità di limitare abusi di potere , ma, al contrario, dallo sciacallaggio su vicende personali e giudiziarie che spesso non approdano a nulla, ma che nel frattempo rovinano vite e reputazioni.
BISOGNA DIFENDERE LA DEMOCRAZIA
Occorre, insomma, riportare il confronto anche aspro sul piano della dialettica parlamentare e non su dossier confezionati ad arte per screditare l’avversario. Ne va della democrazia che va difesa strenuamente contro chi ha l’interesse a una politica debole, e condizionabile. Ed è questione che non riguarda solo l’attuale Governo e i suoi nemici, ma si tratta di un problema trasversale che ha colpito maggioranze di colore diverso ma che, proprio per questo, lasciano quell’amaro e indeterminato sapore di essere sempre una repubblica sotto ricatto di poteri più o meno occulti.
C’è da sperare che la politica sappia unirsi senza distinzione di colori, e fare fronte comune per ribadire il proprio primato perché la difesa dello Stato e della democrazia non può trovare distinzioni di sorta.