L’ EUROPA DELLA SCHLEIN NON È L’ EUROPA DEI LIBERALI
Meloni, il Manifesto di Ventotene e la polemica artificiale del PD
La recente presa di distanza di Giorgia Meloni da alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene ha scatenato una polemica politica che, a ben vedere, appare eccessiva e strumentale
Il Partito Democratico ha reagito con toni allarmistici, quasi a voler dipingere ogni critica al testo come un atto di lesa maestà nei confronti dell’ideale europeista.
Tuttavia, in democrazia, nessun pensiero politico può essere considerato intoccabile, e nessun documento, per quanto fondamentale, può sottrarsi all’analisi critica e al confronto con la realtà contemporanea.
Un testo fondamentale, ma non dogmatico
Il Manifesto di Ventotene è senza dubbio un pilastro del pensiero europeista, e la figura di Altiero Spinelli merita rispetto come padre fondatore dell’integrazione europea.
Tuttavia, è innegabile che il contesto storico in cui venne scritto influenzò profondamente le sue idee.
Spinelli, comunista di formazione, traspose nel documento una visione fortemente collettivista, che oggi risulta superata in molte sue parti. Il mondo è cambiato, l’Unione Europea si è evoluta, e immaginare l’integrazione europea del XXI secolo con le stesse categorie degli anni ’40 sarebbe un errore
Un europeismo di destra è possibile e dovrà esserlo dal momento che il nemico è alle porte, proprio quel nemico che poteva essere entrato da noi qualche decennio fa democraticamente e che fa pensare al ritardo capzioso della Messa al bando in UE dei segni del comunismo al pari di quelli del nazifascismo ed è bene rammentare che il PD della Schlein si è astenuto dalla messa al bando della falce e martello, ma nessuno ha creato un caso mediatico per questa astensione al voto che mal cela le radici collettiviste dure a morire in certa politica.
Il fatto che Meloni rivendichi un approccio diverso all’europeismo non significa rinnegare il progetto europeo, ma piuttosto interpretarlo alla luce di una visione più realista e meno intrisa di ideologia socialista
Il concetto stesso di Europa federale può e deve essere discusso al di fuori delle vecchie contrapposizioni novecentesche tra socialismo e conservatorismo.
Esiste un europeismo che non si fonda sulla centralizzazione burocratica e sull’omologazione forzata, ma sulla valorizzazione delle identità nazionali, sul libero mercato e sulla sussidiarietà, ed è una visione federale e liberale dell’ Europa che piaccia o non piaccia non è messa in discussione dalla realtà geopolitica, perché citando Romano Prodi se gli stati rimangono soli sono come 27 gattini, uniti invece diventano una Tigre e nella guerra globale dei dazi e della vicina ucraina i 27 gattini sarebbero prede fin troppo appetibili delle tigri già presenti nel mondo.
Il vero dibattito che serve all’Europa invece di arroccarsi in una difesa dogmatica del Manifesto di Ventotene, la sinistra dovrebbe accettare un confronto serio sul futuro dell’Europa. L’Unione Europea di oggi è molto diversa da quella immaginata da Spinelli, e la sfida attuale non è riproporre schemi economici sorpassati, ma trovare un equilibrio tra integrazione e sovranità nazionale e proprio la richiesta che viene dalle destre nazionali che sono giustamente insofferenti nei confronti di un’ UE eccessivamente burocraticizzata e inadeguata nel dare risposte vere e unitarie in crisi internazionali ne sono i sintomi più evidenti
Le critiche andrebbero prese in modo costruttivo e non strumentale e per una volta chiedere come paese fondatore di fare un passo nella giusta direzione, eliminando e non aggiungendo, cominciando ad eliminare la burocrazia delle Zucchine e dei tappi ad esempio e eliminando l’unanimità del voto che fino ad oggi ha consentito ad Horban di impedire scelte importanti in funzione anti russa oltretutto.
Ecco perché a mio avviso la polemica sollevata dal PD sembra più una strategia per delegittimare l’avversario che un vero dibattito sul futuro dell’Europa. Ma chi crede in un federalismo moderno, non ideologico e adatto ai tempi, sa bene che l’Europa non può essere costruita sulla base di un pensiero unico
La destra federalista ha il diritto, e il dovere, di proporre la propria visione senza essere tacciata di eresia o considerato un’apostata di Ventotene.
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