L’ Europa nata come unione dei mercati e ispirata alla libertà di mercato si sta rivelando liberticida

L’ Europa nata come unione dei mercati e ispirata alla libertà di mercato si sta rivelando liberticida proprio a causa delle sue regole e visioni Woke sempre più rinnegate da chi solo poco fa le aveva proposte e cercato di volerle imporre.

Ecco quindi che le domande sorgono spontanee per chi continua a credere nell’ economia di mercato e si ritiene, liberale e moderato

Se un prodotto o una soluzione è davvero utile, efficace, efficiente, economicamente vantaggiosa, pratica, conforme alle esigenze e, perché no, ecologica o meno inquinante, la gente lo sceglierà spontaneamente. Non c’è bisogno né di incentivi né, tantomeno, di imposizioni attraverso regole e normative.

Questo si chiama mercato, ovvero libertà di scelta e di gestione delle proprie risorse

Se, dopo anni di incentivi, obblighi e persino penalizzazioni, il 95% degli italiani (e non solo italiani) continua a non scegliere un determinato prodotto, forse è il mercato stesso – cioè cittadini, contribuenti e acquirenti – a considerarlo sbagliato o inadatto alle proprie esigenze. Qualsiasi imprenditore, in un contesto di vera libertà, avrebbe già cambiato strategia e cercato altre soluzioni più appetibili.

Tuttavia, la libertà sembra valere solo nei limiti del pensiero di chi si ritiene “superiore”, e viene calpestata per imporre visioni programmatiche, arrivando persino a condizionare interi settori industriali. Queste decisioni non solo mettono in crisi il fatturato di intere filiere produttive, ma compromettono centinaia di migliaia di posti di lavoro, tutto in nome di un’ideologia che, evidentemente, non convince la stragrande maggioranza delle persone

Nonostante ciò, si prosegue imperterriti, ignorando i segnali evidenti di rifiuto da parte dei cittadini. A questo punto sorge spontanea una domanda: chi ha deciso questa strategia? Dove e perché è nata questa follia programmatica? E, soprattutto, chi ne trarrà beneficio?

I cittadini finiranno per ringraziare chi li ha costretti a comprare mezzi indispensabili per il lavoro e la vita quotidiana, a prezzi esorbitanti rispetto a pochi anni fa, spesso meno funzionali alle loro esigenze e provenienti da marchi pressoché sconosciuti fino a poco tempo fa

È forse questa la libertà di mercato e la tutela delle economie nazionali?

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