L’8 settembre rivisto 81 anni dopo

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L’8 settembre rivisto 81 anni dopo

Molta parte della storia riguardante il mito della Resistenza è un palese artifizio.

L’inganno nei confronti degli italiani cominciò col sovrano stesso e con l’annuncio della resa di Badoglio

Fu detto falsamente che era stato firmato un armistizio. Normale che gli italiani fossero sollevati. In un vero armistizio infatti tutti i combattimenti si concludono senza che nessuno si arrenda.

Né vinti né vincitori. È una cessazione delle ostilità senza conseguenze. Invece fu firmata in realtà una resa incondizionata

Questo tipo di resa è la forma di sconfitta più totale e umiliante simile a quella delle forche caudine.

Con questo tipo di resa lo sconfitto, senza più alcun diritto, si mette totalmente nelle mani del vincitore

Inoltre venne detto che la resa era stata firmata il giorno 8 di settembre e invece anche questo era un falso, era già stata firmata in segreto il giorno 3 a Cassibile da un oscuro generale in borghese, Giuseppe Castellano. Questa differenza di giorni per poter preparare la fuga e lasciare gli italiani in balia della rabbia degli ex alleati.

Inoltre, in ogni città in cui in seguito arrivarono gli Alleati nella loro avanzata, i partigiani e il Comitato di Liberazione Nazionale, attendevano il momento favorevole per comunicare che era avvenuta una insurrezione popolare.

Gli americani o gli inglesi, puntualmente, per evitare scontri all’interno delle città, davano ai tedeschi il tempo di evacuare ordinatamente il centro abitato e solo in seguito e con tutta calma, entravano in città deserte come avvenne anche a Firenze

Solo dopo che era trascorso un certo lasso di tempo dal momento in cui l’esercito germanico si era allontanato, gli Alleati, per maggior sicurezza, decidono di entrare in città.

Il Comitato di Liberazione invece precedeva i nuovi occupanti ed entrava in una città fantasma, con le strade vuote perché erano i giorni in cui passava il fronte e la popolazione era chiusa in casa anche a causa dei colpi sporadici dei franchi tiratori. I partigiani e i loro rappresentanti entravano nei palazzi del potere

A Firenze in Palazzo Vecchio, sede del comune e in Palazzo Medici Riccardi, sede della Prefettura. Poi emettevano un comunicato in cui si affermava che c’era stata un’insurrezione popolare, una agiografia tipo cinque giornate di Milano.

Si sparse artatamente la leggenda di un popolo che era accorso armato nelle strade dopo il suono della campana di palazzo Vecchio, la storica Martinella e, in seguito, dopo aspri combattimenti erano stati cacciati i tedeschi, fuggiti grazie al loro intervento e alla guerra popolare.

Questa messa in scena aveva lo scopo di creare il mito di una Resistenza con battaglie campali da tramandare a futura memoria

Infatti il messaggio era indirizzato prevalentemente al popolo italiano perché  gli anglo-americani non presero nemmeno in considerazione tali messe in scena. Gli italiani sembrava desiderosi di essere ingannati per salvare la faccia anche di fronte a loro stessi. Erano quasi tutti affetti dal fenomeno psicologico difensivo, forse un po’ immaturo, di una rimozione collettiva. Infatti, ancora negli anni sessanta, molti italiani credevano ingenuamente che il nostro Paese fosse uscito vincitore da una guerra al fianco degli americani nostri nuovi alleati.

L’artificio savoiardo di usare il termine armistizio invece di resa ancora funzionava dopo decenni

Rientrava in tale strategia anche il voler descrivere la guerra come guerra di liberazione e la negazione da parte della storiografia ufficiale dell’esistenza di una guerra civile che aveva insanguinato il Paese. Questa assurdità storica veniva sostenuta dalla ufficialità e dalla storiografia fino agli anni settanta.

Gli italiani vivevano, e in parte ancora vivono, in una realtà virtuale, quasi onirica in cui ogni ricordo pareva giungere ovattato. Io credo che la Resistenza sia stata un classico fenomeno che si ripete ogni qual volta che un esercito entra da vincitore in un Paese debellato.

Si sono visti volenterosi “partigiani” in Iraq che cercavano di abbattere una statua di Saddam Hussein e un carro armato statunitense che li aiutava

In Libia , gli insorti erano tutte persone che cercavano di diventare fiduciarie  del vincitore per averne in cambio dei vantaggi, anche la gestione eventuale dei preziosi pozzi. Anche in Sicilia abbiamo avuto la “Resistenza” degli uomini attivati da Lucky Luciano e Don Calò Vizzini, i famosi picciotti i quali erano corsi incontro anche a Garibaldi dopo lo sbarco a Marsala a suo tempo.

È un fenomeno fisiologico

È una corsa pazza degli opportunisti in direzione dei posti di comando rimasti vacanti quando cade un regime. In Sicilia, tutti i mafiosi in sonno, uscirono scandalosamente allo scoperto e occuparono tutti i municipi prendendo il posto dei Podestà.

Non lo fecero di loro iniziativa ma furono insediati tutti dal colonnello statunitense Charles Poletti il quale riteneva questi uomini estremamente di fiducia. Come quei “partigiani” libici che uccisero Gheddafi, precedente oltraggiato, per conto dei francesi i quali, sappiamo, erano mossi unicamente perché contrari alla moneta unica africana a causa della presenza del Franco francese coloniale.

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