La Azzolina, tra sconsiderati disastri e proposte ridicole
Riportiamo volentieri un commento arrivato da un nostro giovane lettore, Simone, in merito all’operato del Ministro dell’Istruzione.
Da anonima sindacalista a Ministro dell’Istruzione nel periodo più delicato e difficile nella storia della Repubblica Italiana. Catapultata in pochi mesi sul palcoscenico della politica, Lucia Azzolina è divenuta uno degli emblemi dello sbandamento organizzativo e culturale del governo.
L’idea surreale di chiudere gli studenti in box di plexiglas (senza neanche sapere come si scrive) è soltanto l’ultima delle folli proposte dell’integerrima siciliana. Nominata a Gennaio, fa subito parlare di sé in merito all’accusa di aver copiato parti della sua tesi per la laurea di specializzazione conseguita nel 2009 all’università di Pisa.
La minestra della “Ministra”
Con l’inizio dell’emergenza coronavirus, il 10 Marzo, l’Italia sospende improvvisamente le attività didattiche di scuole e università. Questo, peraltro, dopo almeno due settimane di minimizzazioni da parte delle compagini di governo, tra aperitivi arcobaleno e abbracci ai cinesi.
Da quel 10 marzo la “ministra” inizia a rifilarci la sua insipida minestra, con una serie di direttive profondamente confusionarie su riaperture, modalità di svolgimento delle lezioni a distanza e gestione del personale docente. Un’azione completamente sconclusionata, senza uno straccio di strategia organica.
Giorno dopo giorno gli annunci vengono smentiti, riconfermati e poi nuovamente sconfessati. Gli studenti navigano nell’incertezza, il Ministero dell’Istruzione dovrebbe essere il faro che illumina la via, l’Azzolina lo ha trasformato nello scoglio che incaglia la nave.
D’altronde, questa non è altro che l’immagine fedele di un governo che si è distinto per inefficienza, incapacità e inadeguatezza. Il culmine dell’inettitudine, tuttavia, lo si tocca proprio con le soluzioni nel mondo della scuola. La proposta di creare le “bi-classi”, ovvero la suddivisone degli studenti in due parti che si dividerebbero i giorni di frequenza. Idea talmente strampalata da far impallidire la “bi-zona” di Oronzo Canà. Una non-soluzione, dato che si continuerebbe a comprometterebbe il regolare percorso scolastico degli studenti, già fortemente minato dalla reclusione forzata di questi ultimi mesi.
In questo orribile contesto di trafficanti di promesse e impegni mai onorati, l’Italia, ancora una volta, arriva per ultima. Gli altri hanno già riaperto, noi continuiamo a trastullarci. Nessuno dei nostri onorevoli rappresentanti ha il coraggio e l’integrità morale di riconoscere le responsabilità di questo scoraggiante scenario.
Guardare al passato per costruire il futuro
Siamo di fronte all’ennesimo fallimento dello stato liberale, che ha distrutto un apparato scolastico costruito e fondato da generazioni che non concepivano la scuola come una fredda elargitrice di vuote nozioni. Le assegnavano una funzione educatrice a 360 gradi. E’ necessario tornare ad un sistema fortemente meritocratico, in grado di formare con rigore classi dirigenti consapevoli e pronte a servire la Comunità e soprattutto lo Stato, con l’obiettivo di elevarlo a moderatore ed organizzatore della vita pubblica, nonché a grande arbitro della giustizia sociale.
Impossibile ricreare oggi tutto questo? Assolutamente no. Ci vuole però un cambio di paradigma radicale. I giovani non pretendono di riavere un Giovanni Gentile, sarebbe chiedere troppo. Ma tra il celebre Padre della scuola italiana e l’Azzolina, si potrebbe cercare di trovare quantomeno una soluzione intermedia, non fosse altro che per una questione di dignità nazionale.
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