La “buffer zone”, zona cuscinetto creata per tenere alla larga i pro-life

Aborto

La “buffer zone”, zona cuscinetto creata per tenere alla larga i pro-life

Quando ci si avvicina a questioni etiche, situazioni molto delicate e personali,
a mio avviso la politica e la religione non dovrebbero intromettersi.

Poi ci sono le leggi che, comunque, sono frutto anche delle discipline suddette, almeno in parte

Noi abbiamo la 194, che permette ma non obbliga. la legge consente dunque alla donna, di ricorrere alla IGV in una sruttura pubblica. o convenzionata nei primoi 90 giorni. Per natuta terapeorica, solo per quella, fra il 4 e il 5 mese di gravidanza.

A parte chi segue i provita, nessun cittadino pensa di abolirla. Ma sono sicuramente una minoranza, ancorché molto combattivi.

Personalmente direi che la 194 non è stata applicata come avrebbe dovuto o, almeno, non sempre

E alcune indicazioni non sono state del tutto rispettate e applicate.

Tanto che alcune donne , specie le più giovcani, hanno considerato la IGV quasi come un mezzo di contraccezione.

Ho condotto la farmacia di mio marito per decenni e mi sono capitare situazioni poco accettabili, moralmente.

La più eclatante quella di una donna in menopausa rimasta incinta tre volte in un anno. Mi raccontava che a Careggi, dove andava ad abortire, ridevano di lei.

Francamente non trovavo il fatto né ironico né divertente

Certamente un caso limite, ma di altri non so. Altri casi invece erano di donne che per vari motivi si sentivano costrette ad interrompere. Ovviamente cercavo di invitarle a usare anticoncezionali, prima di dovere affrontaro comunque un atto doloroso. Almeno a mio modesto parere.
Ma talvolta mi pareva di indirizzare alla contraccezione sentendomi a disagio, come se ci volessi “fare affari” nella vendita di pillole, comunque dietro prescrizione medica, o condom.
Ma solo una mia istintiva impressione. Perché la finalità era quella di evitare scelte dolorose.

Ma non è su queste esperienze e ricordi personali che il tema verte

Ci trasferiamo dunque in Gran Bretagna per prendere in esame e valutare una vicenda che ha del surreale. A mio modesto avviso.

Si parla di un risarcimento da 13mila sterline (circa 15mila euro) e pubbliche scuse della polizia per la battaglia di Isabel Vaughan-Spruce, codirettrice dell’associazione March for Life Uk, per il diritto a pregare, in silenzio, per le donne che ricorrono all’aborto e per i bambini non nati.

Ma quel che davvero appare come una assurdità è il fatto che la donna è stata arrestata due volte per il medesimo “delitto”.

Il primo arresto è avvenuto a novembre 2022

La donna stava pregando a 150 metri dalla Robert Clinic, una clinica per le interruzioni di gravidanza di Birmingham. Si era fermata, come da regolamento, all’esterno dalla “buffer zone”, la zona di cuscinetto creata per tenere alla larga i pro-life. Agenti della polizia delle West Midlands l’hanno prima perquisita e poi arrestata. Tutto ciò considerando e invocando il divieto a manifestare qualsiasi forma di “approvazione o disapprovazione» dell’aborto”.

Viva la libertà, ci sarebbe da dire

Ma il processo che ha avuto luogo, già di per sè aberrante, nel febbraio 2023, si è concluso con l’assoluzione. Del resto l’esito non poteva essere che questo.
Dunque la preghiera, in qualunque occasione, è ammessa. Per tutti. Senza entrare nel merito delle motivazioni. Specie in casi delicati come il sudetto.
No, perchè qualche settimana più tardi, l’evento si è ripetuto.

E’ stato diffuso un video dall’Alliance Defending Freedom, l’associazione conservatrice americana che ha assunto la difesa legale di Vaughan-Spruce, che mostra chiaramente un agente che le si avvicina e le chiede: «Sta protestando?», “Sta pregando per i bambini non nati?».

La donna gli risponde: «No, sto solo pregando in silenzio, nella mia testa, per chi sta soffrendo a causa dell’aborto»

«Non lo può fare», l’ammonisce il poliziotto che, incurante delle precisazioni sull’esito del processo precedente l’arresta di nuovo. Si sta parlando di arresto di una persona che sta pregando. Immagino che chiunque , credente o meno, ritenga aberrante solo il pensiero. A questo punto Vaughan-Spruce ha denunciato la polizia per due arresti illegittimi, detenzione arbitraria e violazione dei suoi diritt umani. Un’inchiesta durata sei mesi , si è conclusa, ovviamente, a suo favore.

Anche se fuori tema, almeno in parte, al momento mi sovvengono i vari gruppi di islamici che, all’ora determinata e giusta per l’oro, si fermano per strada e si mettono a pregare.

Indisturbati

«La preghiera silenziosa non è un crimine, nessuno dovrebbe essere arrestato semplicemente per i pensieri che ha nella sua testa – ha dichiarato l’attivista – eppure mi è successo due volte».

Tra i conservatori circolano voci secondo cui il governo laburista, determinato a riprendere in mano la questione prima possibile ,vorrebbe irrigidire l’approccio pro-choice vietando nei pressi delle cliniche anche la preghiera silenziosa per i bambini non nati. Tra i primi a intervenire al riguardo c’è stato David Frost, ex ministro del governo Tory, che ha avvertito: «Una mossa di questo genere metterebbe a rischio non solo la libertà di parola ma anche la libertà di pensiero».

Il ministero degli Interni si è per adesso limitato a sottolineare che «è priorità di questo governo proteggere i diritti delle donne» e fare in modo che «l’accesso legale ai servizi di aborto sia sgombro da molestie e intimidazioni».

Ma quale intimidazione

Senza entrare nel merito di posizioni contrastanti a quale intimidazione può dare adito pregare, per qualsiasi motivo?

E lo dico da laica, da cattolica poco osservante, ma credente, che prega quando vuole e si sente di farlo, senza alcun obbligo temporale e liturgico.

Così come in Italia, qualsiasi donna, tutelata da una legge che consente ma non obbliga, può prendere la sua decisione

Senza coercizione alcuna.

Ma se la donna può essere aiutata da persone competenti e da uno stato che dovrebbe sostenere la maternità, anche economicamente, non solo e non tanto per una questione morale, etica, ma piuttosto perchè ci stiamo avvicinando ad un calo di natalità incombente, perché non accettarlo?

Secondo Rachael Clarke, responsabile del British Pregnancy Advisory Service, la legge è stata concepita in maniera ad hoc per impedire attività «come essere presenti tutto il giorno, tutti i giorni, fissare e avvicinare le donne che cercano di accedere a cure mediche riservate, distribuire false informazioni mediche su opuscoli o sostare al cancello della clinica con rosari e candele».

Secondo la componente pro-choice in Regno Unito, dovrebbe essere chiaro a tutti che queste attività «sono concepite per influenzare le scelte riproduttive delle donne: non c’è semplicemente nessun altro motivo per essere presenti al cancello di una clinica per l’aborto».

Secondo gli opposti pro-vita invece il tema è ben più profondo: già un anno fa Vaughan-Spruce paragonò il divieto di preghiera silenziosa al “1984” del britannicissimo George Orwell, affermando come quest’ultimo era stato preso di mira proprio per un «crimine di opinione».

Con queste nuove regole si rischia di rendere Orwell ancora più realtà effettiva, con la “profezia” della censura sul linguaggio e le basilari libertà di parola e pensiero che diverrebbe “verità” concreta.

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