“La Camera è un focolaio, ogni giorno ci sono due o tre positivi. Così non si può andare avanti“.
Così si esprimono molti Deputati, ed anche il Presidente Fico ne sta prendendo atto.
A Montecitorio, come nel resto del Paese, il bollettino quotidiano dei contagiati da Covid 19 è in continua crescita.
Dopo Maria Stella Gelmini (FI) e Francesco Lollobrigida (FdI) è Maurizio Lupi, capogruppo di Noi con l’Italia, a risultare positivo.
I tre, insieme al presidente dei deputati leghisti Riccardo Molinari (risultato negativo al tampone, ma in isolamento per cautela) hanno partecipato a una riunione di coalizione sul Recovery Plan martedì e poi mercoledì erano seduti vicino nel corso della conferenza dei capigruppo.
“Per il momento mi sento bene, non ho alcun sintomo e sono pronto a iniziare la mia quarantena in casa qui a Roma“, dice Maurizio Lupi.
La contestata legge sull’omofobia
Molinari e colleghi leghisti in realtà chiedono di rinviare solo il disegno di legge contro l’omofobia. Ma il focolaio che rappresenta la Camera è ormai reale.
La contestata legge, il cui disegno è a firma Zan e Scalfarotto, rischia di tradursi in un provvedimento bavaglio per tutti coloro che difendono la famiglia naturale.
Tale rilevanza impone, secondo Molinari una ampia e articolata disamina che la situazione attuale non consente.
“La legge Zan è una legge politicamente molto rilevante e i quattro capigruppo di opposizione non potrebbero discuterla perché Gelmini, Lupi e Lollobrigida sono positivi al Covid e io, pur essendo negativo, avendo fatto una riunione con loro devo stare a casa 10 giorni.
Andremmo a discutere di una legge non urgente, perché non è un decreto che ha una scadenza, senza i capigruppo opposizione.
E’ una questione di responsabilità politica“, dice il capogruppo del Carroccio.
Da FdI, anche Lollobrigida, chiede “un’ampia rappresentanza parlamentare”.
Da sinistra si insiste per una rapida approvazione, come se questa costituisse una priorità nelle vicende attuali.
Contro la richiesta di rinvio si alza la voce del Pd.
Parla di “vergognosa speculazione” il primo firmatario del provvedimento Alessandro Zan.
“La legge contro omofobia e misoginia non si deve fermare. Faremo di tutto per approvarla” gli fa eco Nicola Zingaretti.
La decisione spetta al presidente della Camera e Roberto Fico opta per rinviare l’esame della legge alla prossima settimana, accogliendo la richiesta delle opposizioni.
“Nei prossimi giorni però l’attività della Camera continuerà in Aula con le discussioni generali, le interrogazioni e le interpellanze, e nelle commissioni parlamentari”.
In realtà, sarà la Giunta per il regolamento in calendario la prossima settimana a stabilire come i lavori andranno avanti.
Le exit strategy, smartworking e voto a distanza
Che il Parlamento stia diventando un focolaio ormai è un dato di fatto.
Stefano Ceccanti da mesi sta conducendo una battaglia per il voto a distanza che ha la netta contrarietà del centrodestra e di parte della maggioranza.
“I gruppi di opposizione hanno chiesto di sospendere per la prossima settimana i lavori di Aula alla Camera. Poi come pensano di riprendere?”.
La proposta di introdurre il voto a distanza, oltre al no del centrodestra, registra anche la contrarietà di Italia viva (oltre che di una piccola parte del Pd).
Per i renziani il Parlamento non deve chiudere, né fare lo smartworking: “si proceda con un voto per rappresentanza, si acceleri sulle misure di sicurezza – è la linea – ma non rendiamo la Camera un posto virtuale.”
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