Il caso risale addirittura al 2014, quando una pasticceria di Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord, si rifiutò di fare una torta con uno slogan in favore delle nozze gay. E per questo, un anno dopo, i proprietari furono in un primo momento condannati dal Tribunale della città con l’accusa di “aperta discriminazione” e poi assolti, cominciando un iter legale infinito tra continui processi e richieste di appello.
Ora, finalmente, la vicenda ha avuto la sua – fortunatamente positiva – conclusione con la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Che ha ritenuto irricevibile il ricorso proposto dall’interessato, l’attivista per i diritti gay Gareth Lee, che aveva commissionato la torta.
Lee aveva denunciato la presunta violazione degli articoli 8 (diritto al rispetto della vita privata), 9 (libertà di pensiero, coscienza e religione) e 10 (libertà di espressione), sia da soli che in combinato disposto con l’articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione EDU.
La vicenda
Sette anni fa, infatti, Lee aveva ordinato un dolce con l’immagine di due personaggi del Muppet Show e la scritta “Support Gay Marriage”.
Ma i gestori della pasticceria hanno spiegato che non avrebbero potuto accontentarlo perché la scritta andava contro i precetti della loro religione cristiana.
Gareth Lee, aveva subito denunciato la Ashers – questo il nome della pasticceria – nel 2014, poi aveva perso la sua causa alla Corte Suprema del Regno Unito, prima di portare la questione alla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo, sostenendo che il Regno Unito non è riuscito a proteggere i suoi diritti umani.
Tutte le sentenze finali hanno stabilito che i McArthur – i due cristiani evangelici proprietari della panetteria – non avevano discriminato sulla base dell’orientamento sessuale. E che la coppia aveva un problema con il messaggio della torta e non con la persona che l’ha commissionata.
Prima della sentenza della Corte Suprema inglese, un tribunale di contea di Belfast e una corte d’appello avevano entrambi stabilito che invece la pasticceria aveva discriminato Lee sulla base dell’orientamento sessuale.
Tutti, in realtà, sapevano delle implicazioni drammatiche per la libertà di parola e di religione se la decisione finale fosse andata contro la Ashers.
Il caso riguardava la libertà di coscienza, di parola e di credo e anche la libertà d’impresa.
Per fortuna, adesso – finalmente – salvaguardate.
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