La crisi delle ideologie e della democrazia moderna
Sappiamo che il sistema della democrazia moderna ha poco ha a che vedere con quella che conosciamo come democrazia greca.
La democrazia come la concepiamo oggi è nata in Francia, come ben sappiamo, e non è un caso se il termine ideologia nasce sempre nel Settecento, nella stessa Francia, frutto di quella medesima cultura. Infatti non avrebbe senso una ideologia senza un sistema democratico che possa permettere di farla vivere. Al contempo non potrebbe esistere un moderno sistema democratico senza le ideologie. Infatti sono proprio le ideologie che si incarnano nei vari partiti e creano la famosa alternanza che poi dovrebbe rispecchiare anche gli umori delle masse popolari. A causa di influenze e interpretazioni delle teorie Rousseauiane, abbiamo visto che possono prendere vita certuni totalitarismi democratici, anche se apparentemente la definizione sembra un ossimoro, i quali si sono identificati con ideologie rivoluzionarie. Da qualche decennio la politica ufficiale ci informa, senza battere ciglio, della morte storica delle ideologie. Questo nonostante abbiano alimentato e forgiato la storia moderna anche se talvolta in modo convulso e tumultuoso, per due secoli. Si è sancito il decesso delle ideologie, anche se un professore di storia delle dottrine politiche, Carlo Galli, ha osservato che quella della fine delle ideologie è essa stessa una ideologia. Questo annuncio della liberazione dalle ideologie è stato dato dopo la caduta del comunismo che rappresentava la fine definitiva di quella che era ritenuta l’ultima delle grandi ideologie europee ancora vivente. Il laburismo in quel periodo era stato praticamente soppresso dallo stesso Tony Blayr che aveva fatto uscire dal cilindro il cosiddetto Lib Lab. Questa ideologia del lavoro, nata dai sindacati inglesi, era stata trasformata in una specie di Tatcherismo moderato. Il cosiddetto socialismo, erede della grande socialdemocrazia, che almeno nominalmente sopravvive in Europa sembra maggiormente un liberismo, libertario, dal sapore radicale. I socialismi arabi, laici e nazionalisti, sono stati distrutti quasi tutti con pervicacia dagli stessi occidentali. Qualche decennio fa, a tal riguardo, ci fu un dibattito culturale in cui il filosofo francese Alain de Benoist parlò di pensiero unico. Il filosofo asserì che l’unica ideologia sopravvissuta era rimasta quella liberale intollerante di ogni alternativa. Fu contraddetto da un altro acuto intellettuale francese, Guillaume Faye che in modo più pessimistico asseriva essere ormai tramontate anche le ideologie liberali. Quello presente non è più infatti il liberalismo delle scuole classiche che abbiamo conosciuto. Il liberalismo tradizionale, lo avevamo visto coniugato con le ideologie nazionali o repubblicane. Ad esempio, una corrente di pensiero liberale, i cui sostenitori spagnoli, sono passati alla storia come descamisados (scamiciati)i, furono equiparati ai sanculotti francesi. Essi si batterono in difesa della costituzione di Cadice nel 1820. Questa bandiera ideale di provenienza ispanica, fu ripresa da Juan Domingo Peron e dai Giustizialisti argentini nella lotta contro l’oligarchia militare sostenuta dagli inglesi e la storica denominazione “descamisados”, passò a questo movimento democratico sindacale di massa. Questi liberali rivoluzionari argentini furono invece visti come fumo negli occhi dalle oligarchie anglosassoni. Infatti, quella democrazia conquistata da un popolo oppresso, fu presentata ad un’opinione pubblica internazionale ignara, come il male assoluto per i media occidentali dato che venivano toccati grossi interessi di imprese inglesi che gestivano quasi totalmente l’economia argentina. Tanto che quando Evita Duarte fece il viaggio in Europa, in Svizzera manifestanti fomentati dai media presero a sassate la sua auto. Questa propaganda occidentale martellante permise il ritorno di una nuova dittatura militare. Anni dopo, in seguito ad un ennesimo golpe, si arrivò al punto che i militari al servizio dell’eterna oligarchia finanziaria, arrivarono a liberarsi dei nuovi descamisados, precipitando gli oppositori dagli aerei militari, nell’oceano, i tristemente noti desaparecidos. Oggi il mondo occidentale, plaude ad un pazzo che in Argentina, si dichiara platealmente anarco-capitalista, si propone di eliminare la moneta nazionale e dichiara essere gli Stati organismi criminali. Il sistema presente oggi in Occidente non è neanche frutto di una ideologia liberale ma somiglia sempre di più ad un’oligarchia monetarista. Infatti è impossibile una vera democrazia rappresentativa senza ideologie contrapposte incarnate in partiti con programmi diversificati da varie visioni del mondo, nonché filosofie economiche e spirituali contrapposte. Il termine ideologia è entrato nel novero delle parole disdicevoli, come quelle di populista, sovranista, capitalismo, plutocrazia. Concludendo: capitolo primo, nascita delle ideologie e della democrazia. Capitolo ultimo, morte delle ideologie e di conseguenza della democrazia moderna. Il futuro? Forse una oligarchia con una specie di feudalesimo nichilista. Perché uso il termine oligarchia? Il sistema odierno risulta essere unicamente uno scontro di interessi. Dato che mai come in questa epoca le ricchezze si sono concentrate in grandi quantità in così poche mani, parliamo di oligarchia a ragion veduta, invece di democrazia. Inoltre, l’esistenza di pariti privi di ideologie contrapposte, senza progetti e programmi economici alternativi, con Stati senza vera sovranità, senza propria moneta, con confini messi in discussione, quale volontà popolare possono rappresentare? Infatti sono diventati comitati elettorali di singole persone. Di quale democrazia parliamo se non esiste autentica alternanza politica e ideologica? Di quale progettualità i partiti si faranno portavoce che non sia il volere dei mercati?