LA CULTURA AL TEMPO DELLE UNIVERSITÀ’ TELEMATICHE

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LA CULTURA AL TEMPO DELLE UNIVERSITÀ’ TELEMATICHE

Le Università Telematiche, nel nostro ordinamento, sono state istituite e riconosciute con decreto del 17 aprile del 2003 dall’allora Ministro dell’Istruzione e dell’Università, Letizia Moratti.

Così, nel marzo 2004, nacque l’Università Guglielmo Marconi, la prima telematica Italiana in ordine cronologico con sede a Roma

Il 7 maggio dello stesso anno nacque, sempre a Roma, l’Università Telematica TELMA, che dal 2010 ha assunto la denominazione di Unitelma Sapienza, tramite accordi con La Sapienza di Roma. Negli anni, abbiamo assistito alla nascita di una consistente pluralità di atenei telematici. Come si potrà intuire, sono tipologie di atenei dai contorni evidentemente diversificati rispetto alle tradizionali università. Gli esami, la frequentazione dei corsi, il ricevimento con i docenti, avviene tutto esclusivamente on-line.

Nella logica comune, la necessità di aver riconosciuto ed istituito queste Università stava proprio nella necessità di venire incontro alle esigenze di tutte quelle personalità che, per diversità di motivi, non avrebbero potuto permettersi di frequentare dal “vivo” una tradizionale Università; mi riferisco a tutti quei lavoratori, a tutti quelle madri e padri di famiglia che, con le vicende di vita quotidiana, inevitabilmente, non avrebbero avuto il tempo per poter frequentare le varie materie e sostenere esami di profitto in presenza.

Ecco, fin qui nulla di male

Normativamente parlando, il conseguimento di un titolo accademico universitario, sia di stampo pubblico ovvero telematico, agli occhi della legge, non ha nessun tipo di differenziazioni. Ed è qui che si cela un vulnus evidente. Pensiamo agli esami di profitto: presso una Università pubblica le prove di esame sono sostenute per la maggiore parte in modalità orale, dinanzi ad una commissione, dove si viene interrogati prima dagli assistenti e poi dal professore di cattedra; presso le Università telematiche, il più delle volte, allo studente sono somministrati dei meri quiz a crocette. Se uno studente di una università pubblica, magari poi iscritto a facoltà particolarmente impegnative deve, ai fini dell’esame, prepararsi su una numerosità particolarmente corposa di manuali, lo studente “digitale” ha la possibilità di prepararsi su dispense, slide o, addirittura, in alcuni casi, limitarsi meramente a memorizzare le risposte ai quiz che verranno somministrati in sede di esame. Infatti, molte università telematiche, mettono a disposizione banche dati di quiz che verranno poi poste in sede di esame (un po’ come i quiz della patente, per intenderci).

Dati alla mano, sono sempre di più gli under 23 che, senza avere particolari esigenze né lavorative, né tanto meno familiari, si iscrivono presso le Università telematiche con il solo obiettivo di ottenere la tanto agognata laurea con il minimo sforzo, incuranti del grado di preparazione

A mio giudizio, parificare il titolo accademico di una università pubblica con uno telematico, ha come unico risultato quello di appiattire la cultura portandola ad un livello decisamente basso.

Mi rendo conto che la questione è estremamente complessa e nasconde tante storture, ma ritengo che la cultura sia un valore che non possa assolutamente essere barattato.

Parlamento e Governo sono chiamati a porre un argine a questa deriva.

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