Joe Biden come Gerald Ford, assiste impotente ad una sconfitta immortalata in una foto quasi sovrapponibile a quella del 1975.
Il 15 agosto del 2021, a distanza di vent’anni dall’11 settembre che vide cadere le Torri Gemelle, somiglia al 29 aprile del 1975.
Un Chinook, Boeing CH 47 in entrambe le riprese: a bordo personale da evacuare in fretta da un teatro che ha visto la sconfitta del gigante da parte dei guerriglieri.
Ieri come allora, lo spettro di un nuovo Vietnam aleggia sulla Casa Bianca.
Diranno che già Trump aveva disposto l’alleggerimento della presenza Usa da Kabul, ma è altrettanto vero che nei primi due giorni di presidenza, la più contestata, Biden ha revocato molti ordini esecutivi del precedente inquilino della Casa Bianca.
Questo no.
E ne è quindi attore e responsabile. In Prima persona.
Aveva infatti in mente di terminare il ritiro dall’Afghanistan in una data quantomai significativa.
L’11 settembre del 2021, a vent’anni dall’attentato alle Torri Gemelle, che avevo dato il via alla operazione Enduring Freedom.
In tale data l’ultimo uomo sarebbe dovuto fatto uscire da Kabul, lasciando un paese pacificato e occidentalizzato.
Così non è andata, l’operazione propagandistica è fallita miseramente, ma c’è di più.
Appena un mese fa, incalzato da una conferenza stampa infuocata aveva risposto così, il povero Joe.
“I talebani non sono l’esercito Sud (ehm).. Nord vietnamita. Non sono comparabili con quelli sul piano delle capacita’. Non vedrete mai gente evacuata dal tetto di un’ambasciata americana in Afghanistan”, disse Biden l’8 luglio scorso, in quella che potrebbe sembrare oggi una delle sue gaffe più tragica. Detta con voce tremula.
Invece come Gerald Ford ha dovuto vedere da presidente l’evacuazione in fretta e furia dal tetto dell’ambasciata, da Kabul come da Saigon del personale diplomatico americano, che nell’aprile del 1975 contava ben 5.000 dipendenti rimasti nel paese nonostante fossero gia’ stati firmati due anni prima gli accordi di Parigi con cui Washington si impegnava a ritirare i soldati.
Però su una cosa concordiamo con Biden, una volta tanto. Consci che questa sarà una macchia terribile sul suo già traballante mandato.
“L’esercito afghano conta 300.000 effettivi addestrati ed equipaggiati contro 75.000 talebani, forti anche di una rinnovata forza aerea” ebbe a dire l’8 luglio scorso nella stessa sede.
Con questo credeva di giustificare la ritirata e la messa in sicurezza del paese.
Così non è andata, ma la nostra domanda è: dice sono quei 300.000 che sono stati addestrati anche dai soldati italiani? Che fine hanno fatto i mezzi donati loro dalla coalizione?
Al ponte che fa da confine con l’Uzbekistan, un convoglio di veicoli abbandonati fa brutta mostra di sé. A piedi, un’intera brigata si è rifugiata oltre confine.
Sono questi i combattenti che abbiamo addestrato? Fuggiti senza difendere la propria terra?
Questa forse è la sconfitta più dolorosa.
Stanotte Biden parlerà alla nazione.
Vedremo se sarà all’altezza questa volta.
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