La discriminazione di essere chiamati genitore1/genitore 2

La discriminazione di essere chiamati genitore1/genitore 2

Proprio a una certa parte politica il diritto naturale di essere padre e madre non va proprio giu’.

La scorsa settimana la Cassazione si è pronunciata in merito, sostenendo il carattere discriminatorio della dicitura “padre e madre” anziché di quella generica di “genitore1/genitore2”

Senza entrare nel merito del dibattito sociale, educativo ed etico del concetto di famiglia e di crescita formativa dei figli in ambito familiare, si vuole adesso cancellare il ruolo fondamentale di padre e madre, scadendo in una discriminazione alla rovescio.

La questione è sorta a causa di due donne che hanno adottato un figlio e che si sono appellate all’autorità per ottenere entrambe il diritto genitoriale

Il Viminale tramite decreto ha reintrodotto la dicitura madre e padre, abolendo di fatto la precedente norma del 2015 che aveva a suo tempo introdotto la genetica dicitura generica “genitori”. Con la sentenza della Cassazione dei giorni scorsi è stato respinto il ricorso del Ministero dell’interno. E quindi si torna al passato.

La motivazione della Cassazione a tale scelta mette in evidenza ” il carattere discriminatorio nei confronti delle coppie dello stesso sesso, e “difetta di un reale contenuto esplicativo”, per le coppie dello stesso sesso

Ovvero padre/madre non risultano vocaboli rappresentative di certe realtà familiare. La Cassazione ha rilevato che , “le diciture previste dai modelli ministeriali ed imposte dal decreto non erano rappresentative di tutte le legittime conformazioni dei nuclei familiari e pregiudicavano il diritto del minore di ottenere una carta d’identità rappresentativa della sua peculiare situazione familiare”.

In particolare è stato rilevato dalla Cassazione che nel caso di utilizzo della carta di identità di un minore, non essendoci una dizione generica, può rappresentare un problema nel caso di viaggi all’estero in caso di genitori delle stesso sesso

In definitiva la problematica scade nella praticità di utilizzo, più che in un dibattito sociale e culturale del concetto di famiglia.

Ma al di la’ del gergo giuridico-poletichese, la domanda di fondo è. Non è che a questo punto ad essere discriminati sono il padre e madre naturali? Perché uno che padre non può essere definito tale, così come una madre?

I genitori eteresessuali, potrebbero a loro volta sentirsi discriminati, perché madre e padre di fatto lo sono. Lo sono per procreazione naturale. Sono discriminati perché probabilmente credono e si sentono adeguati in un progetto familiare tradizionale

E a loro volta sono discriminati per il loro personale diritto all’orientamento sessuale ne’ più ne’ meno come avviene per le famiglie con genitori del medesimo sesso e per gli individui omosessuali.

Si arriva all’assurdo che una madre e un padre potrebbero a loro volta rivolgersi in Cassazione per far valere quella dizione – padre e madre- a cui tengono in maniera totale e che ne fanno la loro massima espressione di vita

Hanno diritto di non essere considerati e appellati generalmente “genitore1/genitore2”, ma essere considerati semplicemente una mamma e un babbo naturali di figli nati in un contesto tradizionale orgogliosi e felici di essere tali.

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