La Grande Guerra ed il motorismo

            Si è svolta sabato 20 ottobre all’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche di Firenze, organizzata dal CMEF (Club Moto d’Epoca Fiorentino), aderente all’ASI, e con la partecipazione della Commissione Cultura Nazionale di quest’ultima, una manifestazione a tema storico motociclistico inerente la Prima Guerra Mondiale, di cui ricorre quest’anno il centenario della Vittoria.

             

 

 

Tale evento si è tenuto nell’ambito delle celebrazioni dei 95 anni dell’Arma Azzurra e degli 80 anni di quella che per tutti i fiorentini rimarrà sempre la Scuola di Guerra Aerea, che oggi ospita l’ISMA, il RE.FO.DI.MA., Istituto fiore all’occhiello dell’Arma Azzurra organizzatore di corsi manageriali tra cui quelli di Formazione Formatori e Leadership, nonché la Scuola Militare Aeronautica G. Douhet, ove ragazzi tra i 15 e i 19 anni scelgono di frequentare il triennio finale del liceo classico e scientifico vestendo le stellette.

Questa manifestazione storico motoristica si è svolta nella suggestiva cornice della ex Scuola di Guerra Aerea, complesso architettonico capolavoro del razionalismo di Raffaello Fagnoni, docente dell’Università di Firenze, incaricato di realizzare quella che doveva divenire la Scuola di Aero e Termo Dinamica di applicazione della Regia Aeronautica, quando si pensava a Firenze come la Città dell’Aria.

All’epoca fu individuata l’area delle Cascine, facilmente raggiungibile da ogni punto della città e dal limitrofo Campo di volo di Peretola, per erigere un complesso di rosso laterizio del Valdarno e bianco marmo di Carrara.

La Scuola fu inaugurata il 27 Marzo 1938, dopo appena 11 mesi impiegati nelle opere di costruzione, essendo state le fondazioni gettate nell’Aprile del 1937.

Presso la Palazzina Ufficiali, e precisamente nel Circolo posto al piano terreno trova collocazione l’affresco a tempera di Giovanni Colacicchi, cui si è affiancato nel 1958 un’opera di Giannettini a tema della Trasvolata Atlantica e nel1988 un’altra opera muraria di Pietro Annigoni raffigurante la figura mitologica del Pegaso in volo.

A guardia della Palazzina Comando è posto ancora un Pegaso di Marmo opera dello scultore Giorgio Gori, una copia del quale è stato donato all’Air Force Accademy negli Stati Uniti, nel 1959.

Nell’armonia con il Parco delle Cascine, la Scuola ospita un arboreto di 2,5 ettari, che annovera numerose essenze autoctone ed esotiche, oggi posto sotto l’egida del Ministero dell’Agricoltura, ma che fu creato ben prima della costruzione della Scuola, all’epoca della Grande Guerra, nel 1914.

E proprio il centenario della Vittoria nella Grande Guerra è stato lo spunto per esporre motociclette protagoniste del primo conflitto mondiale: meravigliose “sottocanna” (cioè con il serbatoio del carburante ed olio appeso sotto la canna orizzontale centrale del telaio) hanno fatto bella mostra di sé, tra cui un’Harley Davidson F Side del 1918, una Triumph Roadster del 1914, e ancora Royal Enfield e Sunbeam, tutte in eccezionali condizioni di conservazione e perfettamente funzionanti dopo cento anni, nonchè cimeli di quei tempi eroici del volo, tra cui un rarissimo casco da aviatore con ancora impresse al suo interno le date degli abbattamenti in duelli aerei.                                                                                                                        

                                                                                            

Accanto ad esse erano esposte anche “le figlie dell’aria”, moto prodotte in Italia da Industrie Aeronautiche, che riciclavano così il surplus della produzione di velivoli, convertendo motori ed altri componenti di aerei in motocicli e scooter.

                                                            

E quindi non mancava la mitica Vespa e la Lambretta, ma insieme a loro hanno trovato posto, tra le altre, un  Rumi Formichino, uno splendido Caproni Capriolo, alcune MV Augusta, non dimenticando le Aermacchi prodotte a Schiranna. Proprio tra queste ultime, insieme ad un Ghibli 125, sembrava chiudere il cerchio della mostra la presenza di una SS 350 del 1973, marchiata anch’essa Harley-Davidson, industria americana che aveva all’epoca rilevato il comparto motociclistico della Casa varesina, al fine di commercializzare motociclette leggere monocilindriche nel mercato statunitense e mondiale, apponendo semplicemente il proprio marchio su motocicli in realtà del tutto italiani, con motore derivato da quello dell’Ala Azzurra. 

                                                                       

Grande l’afflusso di pubblico che ha caratterizzato la manifestazione, complice la splendida giornata, impreziosito  dall’apporto giovanile di classi di studenti dell’Istituto tecnico statale  Industriale T.Buzzi di Prato, che, dopo un coffee break, accedeva all’Aula Magna dell’Istituto, posta nella Palazzina Italia, capace di 400 posti a sedere e dominata dall’arazzo di Rodolfo Margheri rappresentante gli studi aerei ed aeronautici di Leonardo.

Sul palco saliva per primo il Colonnello Luciano Sadini, già Ufficiale dell’Aeronautica Militare, che nella sua relazione “La Grande Guerra dette inizio all’Aeronautica” ricordava come l’aviazione civile avesse, allo scoppio di tale conflitto, solo dieci anni di vita, ma già l’evoluzione tecnologica avesse prodotto monoplani e biplani con motori stellati che avevano assunto un impiego militare e fungevano da ricognitori, e poi, sulla scorta delle teorie proprio del Generale G. Douhet, da primitivi bombardieri e caccia.             

 

Il secondo relatore Dott. Luca Manneschi del CMEF, sul tema “La Grande Guerra dette inizio al motociclismo moderno”, focalizzava l’attenzione degli astanti sull’impulso decisivo dato all’uso bellico anche tattico e sul teatro delle operazioni, del moderno mezzo di trasporto a due ruote, che larga diffusione avrebbe avuto anche trent’anni dopo nel secondo conflitto mondiale.

Chiudeva l’incontro il Dott. Lorenzo Morello che, parlando de “La Grande Guerra dette inizio alla produzione in grande serie”, poneva l’accento sull’organizzazione delle fabbriche riconvertite alla produzione bellica di motori automobilistici ed aeronautici, che ebbero durante la Grande Guerra un eccezionale incremento, soprattutto in campo dei trasporti, come Fiat o Itala, che produceva su licenza Ispano Suiza, ponendo dopo l’armistizio le basi di quella che sarebbe stata la motorizzazione di massa.

I saluti di rito da parte del Direttivo del CMEF e della Commissione Cultura dell’ASI, tra gli altri il Dottor Francesco Poltri Tanucci, Lorenzo Morello e del Dottor Massimo Carrozzo, sottolineavano l’importanza che riveste la conservazione e la promozione del patrimonio motoristico storico italiano, vero e proprio “museo viaggiante”, che testimonia il passato tecnologico di avanguardia, e, attraverso l’esposizione di questi mezzi meccanici che hanno accompagnato le nostre abitudini quotidiane, l’evoluzione dei nostri costumi e dei nostri tempi.

                                                         

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