Guardando al fascismo come fenomeno ormai unicamente storico per analizzarlo correttamente, è necessario riconoscere che ci fu più di un fascismo.
Per essere esatti il fascismo in Italia ebbe quattro fasi: il sansepolcristi, il governo istituzionale, il regime e la fase terminale repubblicana. Magari per sommi capi identificabili, come fece giustamente Indro Montanelli con le fasi politiche della vita di Mussolini.
Sansepolcristi
Il primo fascismo fu quello delle origini, nato nel 1919 a Milano. Proprio in piazza Sansepolcro: I Fasci di combattimento detti sansepolcristi.
Un pensatoio che raccontava elementi fortemente rivoluzionari ed intrisi ancora di ideali tipici dei socialisti. Mussolini era un socialista che, come tanti socialisti del tempo aveva deciso di appoggiare l’entrata in guerra del suo paese. Ma ideologicamente non si era discostato dagli ideali rivoluzionari, ed estremisti della sua burrascosa giovinezza.
Questi fasci volevano il suffragio universale, il monocameralismo. Indirettamente chiedevano tramite la convocazione di un’ assemblea costituente il cambio dell’ordinamento dello stato. Un modo lievemente celato di chiedere la Repubblica senza inimicarsi a priori la simpatia di tanti reduci fedeli alla monarchia.
Richiedevano poi una serie di azioni che gettassero le basi del corporativismo, che in fondo guardava in buona parte alla rivoluzione d’ottobre, chiedendo di portare avanti delle riforme sociali in favore del lavoro, tassare il capitale e probabilmente lo stesso Mussolini non resistette a ridare fiato al suo sopito. Ma mai spento anticlericalismo, chiedendo il sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose.
La rilevanza storica di questa fase va inquadrata soprattutto nella costituzione delle squadre di azione che fronteggiavano quello che passò alla storia come il biennio rosso. Ossia quel periodo di intense lotte sociali e contadine che arrivò a tentativi di espropri proletari e occupazione di stabilimenti industriali.
Meglio il fascismo del regime sovietico
La paura che in Italia potesse instaurarsi un regime uguale a quello sovietico, portò grossa parte della borghesia, del capitale ed anche taluni ambienti vicino alla chiesa a preferire il dialogo con una formazione militarmente organizzata per cercare di evitare la deriva collettivista.
Questa operazione politica riuscì perché nell’arco di due anni i fasci da combattimento si trasformano nel Partito Nazionale Fascista. Se non si capisce il biennio rosso, la tua ferocia e il grande, reale e concreto rischio di deriva verso un sistema realmente ispirato a quello dell’unione delle repubbliche socialiste sovietiche, non si capisce il perché ebbe successo il fascismo.
Tutta una serie di forze conservatrici dovettero optare per quello che a loro avviso era il male minore. L’incapacità di governi di coalizione che litigavano costantemente fra di loro, e non riuscivano a garantire stabilità al paese rendeva l’Italia bisognosa di un cambiamento.
Lo stato liberale ottocentesco non si dimostrava capace di arginare la rivoluzione.
Un cambiamento istituzionale
Il cambiamento nella storia può essere istituzionale o rivoluzionario. Nell’Italia del 1922 il rischio della rivoluzione comunista era concreto e tutta la borghesia si compattò per evitarla. Nel novembre del 1921 ci fu la nascita del Partito Nazionale Fascista, che radunava al suo interno anche importanti esponenti della borghesia italiana.
Il 28 ottobre 1922 non avvenne alcuna rivoluzione.
Benito Mussolini fu invitato dal Re a formare il nuovo governo. Le squadre di camicie nere fecero una sciarada marciando su Roma. Perché se la monarchia avesse voluto in quel momento avrebbe potuto facilmente sbaragliarle. Quando Mussolini dirà che avrebbe potuto fare dell’aula parlamentare un bivacco per le sue truppe, saprà benissimo egli stesso di fare solo un esercizio di retorica propagandistica teso a mitizzare un momento che si voleva far figurare come sovversione dell’ordine precedente.
Nella prima fase parlamentare il fascismo non riesce a scardinare praticamente nulla del sistema paese.
Con la creazione del governo Mussolini di coalizione viene sepolta l’iniziativa rivoluzionaria dei fasci da combattimento.
I fascisti ottengono solo tre ministri su 13 ed oltre a varie formazioni minoritarie il governo si regge su una maggioranza che include i popolari, i democratico sociali ed i liberali. C’è poi l’appoggio anche dei nazionalisti che in breve verranno fagocitati dei quadri fascisti.
Il Governo Costituzionale
Siamo pienamente nella seconda fase del fascismo. Quella del governo pienamente costituzionale.
Fino al 1925 non si può parlare di regime fascista.
In realtà in questa prima fase si instaura una continuità governativa, si mette da parte la Repubblica, ci si avvale di importanti figure esterne quali al tempo Giovanni Gentile che non proveniva dal fascismo, del generale Armando Diaz, dell’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel che in quel momento non erano fascisti.
L’unica cosa che accade chiaramente in quel momento è che il fascismo abbandona la vocazione rivoluzionaria delle origini per sposarne una istituzionale e legittimarsi almeno in fase iniziale.
Fino al 17 gennaio 1925 con la firma delle leggi fascistissime non abbiamo ancora neppure il regime.
Quello che accade con il delitto Matteotti, e la gestione da parte delle opposizioni il momento di crisi determinò in maniera pesante quello che accade nella fase successiva.
Leggi anche: A New York arriva il passaporto vaccinale
www.facebook.com/adhocnewsitalia
Tweet di @adhoc_news
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT