Il presente articolo sui vaccini è scritto senza alcuna tesi precostituita. Parte da una premessa socratica: so di non sapere, anzi sappiamo di non sapere. E purtroppo il so di non sapere non riguarda solo noi cittadini ma anche i governi e per molti versi la stessa comunità scientifica. Del resto, se da più di un anno non si riesce a venirne a capo è evidente che annaspiamo tutti nel buio, tentiamo vie sperimentali, siamo cavie del nostro futuro.
Lo dico, per così dire, con angoscia composta, senza immaginare chissà quali retroscena criminosi. Non arriverò ad alcuna conclusione né professerò alcun orientamento ma porrò solo alcune domande che non nascono da ipotesi astratte e timori generici ma da casi reali, conosciuti di persona; non bufale.
Vaccini e decessi
Si hanno dati generali o su campioni rappresentativi e differenziati per età, condizione di salute, tipo di vaccino somministrato, che ci dicano quanti decessi si sono registrati dopo aver ricevuto il vaccino, prima e/o seconda dose? Non i soliti, rari e conclamati casi di trombosi denunciati, ma la casistica più vasta di decessi senza una precedente grave malattia, avvenuti dopo il vaccino.
Molti di noi sono venuti a sapere di conoscenti deceduti senza patologie gravi, a due-tre giorni dal vaccino; e fermo restando che post hoc non vuol dire propter hoc, cioè non si può stabilire che dopo il vaccino sia a causa del vaccino (la stessa cautela va applicata ai morti per covid), vorremmo sapere se si tratta di casi eccezionali o no. Vorremmo cioè capire l’incidenza generale o su un campione vasto e rappresentativo di cittadini.
La domanda si estende poi a quanti hanno avuto altre complicanze dopo la somministrazione del vaccino; complicanze importanti, se non gravi, o disfunzioni, disabilità. Si può conoscere, a un mese dal vaccino qual è la situazione? Ripeto: se è complicato disporre di dati generali almeno una ricerca su un vasto campione realmente rappresentativo della popolazione.
Poi, proseguendo nelle domande, vorremmo sapere quanti dopo aver ricevuto il vaccino risultano ancora positivi e quanti hanno contagiato i loro congiunti o le persone venute in contatto. E quanti, viceversa, dopo il vaccino, risultano non avere anticorpi sufficienti per fronteggiarlo. Sono domande importanti che non servono per alimentare sospetti e paure, ma al contrario per razionalizzare il clima e le scelte, renderci consapevoli del grado di efficacia.
E se essendo situazioni in progress, si preferisce aspettare?
Vorrei aggiungere molte altre domande, inerenti soprattutto le varianti e la loro possibilità di bypassare i vaccini, o certi vaccini. Ma capisco che è un’indagine in corso, molte varianti non si sono ancora manifestate pienamente, sono ancora germinali o latenti. E mi trattengo pure dal chiedere di prospettare gli scenari futuri: si va verso una terza dose in autunno, per quanti altri anni sarà necessario vaccinarsi, quanto dura l’effetto, che incidenze potrà avere nel tempo il vaccino? Non siamo in grado di saperlo.
Ma chiedo alle comunità scientifica e alle autorità sanitarie se ci sono indagini in merito ai temi prima sollevati; oppure no, essendo situazioni in progress, si preferisce aspettare? In caso positivo chiedo solo se non si rendono pubblici gli esiti di tali indagini per non suscitare allarmi, reazioni improprie, panico o fraintendimenti. Se non possiamo avere la democrazia sanitaria, ovvero trasparenza e controllabilità dei dati a disposizione di tutti, se si secretano i dati, fateci almeno sapere che non vengono divulgate per precauzione; ma ci sono, benché riservati, studi in merito e rilevazioni statistiche intelligenti, indagini su quelle domande cruciali magari riformulate con criteri e lessico più pertinenti?
Da cittadino comune posso accettare le prescrizioni vaccinali senza batter ciglio, per disciplina e fiducia a priori nella scienza e nell’autorità pubblica; oppure posso essere scettico e diffidente; o adeguarmi per pura ragione civica pur nutrendo dubbi, per rispetto pubblico, per integrarmi o per utilità pratica, giacché solo vaccinati potremo avere un pass duraturo che ci consentirà di spostarci, viaggiare e incontrare persone, pur con cautela. In ogni caso, è necessario avere informazioni e spiegazioni per rendere consapevole la scelta conseguente.
Una postilla
Vi prego solo di una cosa: non prendeteci in giro, non raccontateci bugie, non trattateci da bambini o da cretini. Arrivo a capire, ripeto, che su alcuni temi ritenuti “sensibili” mi diciate che sono informazioni riservate; ma non fate circolare statistiche sceme, o semplicistiche rassicurazioni del tipo “uno su un milione, cosa volete che sia”; dateci una risposta più seria e articolata.
Infine una postilla. Senza mettere in discussione il piano vaccini o la strategia di vaccinare tutti, sarebbe vivamente auspicabile che si attrezzassero in modo efficace anche altre vie per non rimanere appesi al solo vaccino. Cosa intendo dire? Due cose. Una mi pare ovvia e spero sia superfluo dirlo: puntare a investire sulla ricerca per debellare a monte il covid. L’altra, disporre davvero di un protocollo alternativo, non ospedaliero, all’insorgenza dei primi sintomi. Ipotizzo una via, che già gruppi di medici praticano di loro iniziativa. Attrezzare un numero verde in cui si denunciano i primi sintomi e un medico ti prende in carico e ti segue passo dopo passo, seguendo un protocollo concordato, evitando l’ospedale.
Per farci capire: aspirina, antibiotici, antinfiammatori, cortisone, eparina; sto facendo esempi di metodo in sequenza, non ho competenza alcuna per suggerire farmaci. Ma usciamo dalla prassi sciagurata della tachipirina più “vigile attesa”; meglio un sito nazionale che ti segua, passo dopo passo e supplisca alla carente medicina territoriale senza gravare sugli ospedali. Così per non pensare al Vaccino come Unica Salvezza per tutti.
MV, La Verità
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