La lunga marcia di Mao insegna che…

La lunga marcia di Mao insegna che…po’
I giorni post-elettorali sono sempre da ottimizzare per riflettere a fondo, non per dar vita ad infiniti e sterili sfogatoi.

Il centro moderato, quarta gamba del centrodestra, elettoralmente è naufragato, pur portando in parlamento una più che dignitosa rappresentanza.

Centro

L’atteggiamento giusto non è quello disfattista a prescindere. Ci sono le giuste sedi partitiche per fare bilanci e trarre le dovute conclusioni.

A noi appassiona di più il disegno strategico che deve andare avanti, non solo per rispetto delle elettrici ed elettori che hanno comunque dato il loro voto, ma soprattutto per quella platea, assicuriamo veramente ampia, che crede in un progetto popolare, di ispirazione cristiana, moderato nello stile, fermo nella difesa dei contenuti propri della nostra visione antropologica e sociale.

Siamo altresì coscienti che i tempi propizi non sono ad horas, neppure misurati dai mesi. Si tratta di una strada molto lunga.

Mao

Usando un paragone storico, la nostra via assomiglia alla lunga marcia, 370 giorni e 13.000 km, che permise a Mao di non soccombere all’assedio del Kuomintang.

Nessuna scorciatoia è consentita se vogliamo preservare integra la prospettiva ed il progetto. A cominciare dal rifiuto di una provocazione che alcuni settori poco accorti del centrodestra hanno lanciato. In parole semplici dicono costoro che i moderati non disturberanno il manovratore perché si accontenteranno delle briciole del banchetto.
Noi al banchetto preferiamo la vocazione delle sentinelle e la libertà di chi non si fa irretire da lacci o lacciuoli, nel pieno rispetto del mandato elettorale volto al bene del Paese. Se il governo farà bene, tempo ne avremo, senza fibrillazioni ed assilli.

Quindi, si riparta dalla vera cultura che connota la nostra identità, puntando a stimolare chi governa con proposte atte a coniugare pensiero e azione; si torni a valorizzare la presenza sui territori seguendo la filosofia di Sturzo, secondo cui la prima politica è il Comune. Generosamente si accetti la sfida delle candidature amministrative a livello locale, confidando sul fatto che la politica cammina sulle gambe delle persone.

In pratica, occorre tornare a vedere l’erba dalla parte bassa delle radici.

Soprattutto, si sciolgano i vecchi contenitori e si mettano da parte gli stanchi direttori d’orchestra, ormai incapaci di sostenere questa “lunga marcia”. Ci vuole una costituente rifondativa, che non parta tanto da una mera connotazione geometrica.

Il centro, se togliamo sigle o parole descrittive che non ci appassionano, è per noi il laboratorio in cui la politica mette in primo piano la persona e le comunità, con vero respiro popolare e vocazione autenticamente partecipativa e democratica.

E,soprattutto, chiariamo che essere moderati non vuol dire sentirsi tiepidi o annacquati, anzi significa mettere insieme la prorompente forza dell’ispirazione, il coraggio dell’impresa e la temperanza.

Altro che mendicanti in attesa delle briciole del banchetto!

 

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