La Meloni è di destra. Ma questa non è una colpa

La sinistra priva di identità, non può incolpare la destra di avere la propria

La Meloni è di destra. Ma questa non è una colpa. Ha presentato una squadra di governo, sicuramente identitaria. Ma ciò non è incoerente con il mandato avuto dagli elettori. Gli italiani hanno votato, e si sono scelti un governo di centrodestra. E la Meloni questo ha chiesto al Presidente della Repubblica di varare uno esecutivo, conforme al risultato elettorale.

Reazioni sinistre

Quello che stupisce, non è il fatto che a sinistra non si condivida il governo. Sarebbe strano il contrario. Giusti che un politico che ha una sensibilità di sinistra, si senta lontano da Giorgia Meloni. Ma non le può imputare, alla stregua di una colpa, il rimanere coerente con un percorso di destra. Anche perché Giorgia Meloni è nata con questa linea, sempre attualizzata, moderata ma mai cambiata. È rimasta una donna di destra. Si è presentata agli elettori come una donna di destra, ed ha chiesto fiducia su programmi dei destra. La naturale conseguenza è che si sia messa a capo di un governo chiaramente di destra. Con chiari connotati patriottici ed identitari, ma è tutto perfettamente in armonia con la sua figura.

Un assurdità

Reagire accusando la destra che ha vinto le elezioni, di aver fatto un governo di destra, è assurdo, ridicolo. Una scoperta dell’acqua calda. Se gli italiani hanno dato la maggioranza ad uno schieramento, quello schieramento agisce di conseguenza. Cosa avrebbe dovuto fare la destra? Nominare dei ministri di sinistra oppure equidistanti?

Quando la sinistra ha potuto, anche come esigue maggioranze, non si è mai fatta remore a nominare personaggi,molto  divisivi. Si pensi a Fausto Bertinotti alla presidenza della Camera. Al ministero conceso a Cécile Kyenge, oppure alla presidenza della commissione difesa data alla senatrice Lidia Menapace, orgogliosamente anti militarista.

L’identità della sinistra

Quello che appare abbastanza chiaro, è che, soprattutto il Partito Democratico a sinistra, trova una profonda crisi di identità. Nanni Moretti, già negli anni 90, pregava D’Alema di dire qualcosa di sinistra. Oggi probabilmente molti militanti del PD rimpiangono Massimo D’Alema . Il Partito Democratico soffre la contraddizione di vivere travagliato permanentemente da un’anima garante degli equilibri di Palazzo, degli equilibri di potere, della limitazione di sovranità da parte degli ambienti traslazionali nel nostro paese, e di una parte che vorrebbe tornare ad un movimentismo di sinistra più netto.

Sofferenza che si trasforma in una crisi vera e propria , vista la grande reviviscenza dei pentastellati grazie a Giuseppe Conte, che stanno guadagnando terreno, erodendo a sinistra il consenso che una volta era appannaggio esclusivo dei democratici.

Ma detto questo se la sinistra del Partito Democratico, soffre di crisi d’identità in questo momento. Se soffre per anni di appoggio a governi tecnici e per le contraddizioni rispetto ai propri ideali di fondo, non può prendersela con chi la propria chi identità ha deciso di mantenerla e tutelarla.

Se nel Partito Democratico non sono più tutti sicuro di essere credibilmente di sinistra, la soluzione non è prendersela con  Giorgia Meloni, per essere rimasta credibilmente di destra.

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