La Molisana e i formati di pasta fascisti. Storia di un’aggressione incredibile

IL PASTIFICIO LA MOLISANA È STATO FATTO OGGETTO DI UNA POLEMICA INCREDIBILE, OFFESE, INSULTI, ATTACCHI. LA COLPA? I FORMATI DI PASTA INNEGGIANO AL FASCISMO. UNA SCIOCCHEZZA SMONTATA PEZZO PER PEZZO

MOLISANA

La vicenda dei presunti formati di pasta fascisti ‘lanciati’ dallo storico pastificio La Molisana di Campobasso dovrebbe farci riflettere. Dovrebbe farci pensare ulteriormente riguardo all’arma micidiale che abbiamo tra le mani quando adoperiamo i social network e delle conseguenze che può avere sul prossimo la nostra incontrollata aggressività digitale, il nostro bullismo internettiano e non ultima la nostra ignoranza e la crescente incapacità di approfondire e documentarci prima di esporci.

I social, lo sentenziò senza appello Umberto Eco nel 2015, “hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”, ma da questo cosa deriva? E come si può gestire affinché mieta meno vittime possibili l’esercito depensante di quelli che Enrico Mentana chiama ‘webeti’, ovvero perfetti dr. Jekyll che una volta aperti Facebook e Twitter si trasformano in feroci Mr. Hyde?

Il lockdown e il troppo tempo a disposizione della gente

Vediamo cosa è successo. Nel troppo tempo messo a disposizione dal lockdown qualcuno in astinenza da si aggira per il sito de La Molisana, entra nelle schede-prodotto dei vari formati di pasta e cattura una schermata sul formato numero 25 che nel catalogo Molisana sono da sempre le “abissine rigate”.

Le ‘abissine’, presenti anche nei cataloghi di molti altri pastifici, sono uno dei tanti formati di pasta nati nella prima metà del novecento e denominati in omaggio alla cronaca e all’attualità di allora: nello specifico il nome richiama alla conquista dell’Abissinia (poi Etiopia) durante gli Anni Trenta, in pieno fascismo.

La scheda-prodotto (come ogni scheda-prodotto sul sito di Molisana) racconta storia e vicende del formato in questione, spiega la nascita ai tempi del colonialismo italiano, indica che lo stesso formato – visto il nome dal sapore troppo fascista – all’estero si chiamava diversamente. E infine dà suggerimenti su cottura e ricette.

La storia dei formati di pasta è, appunto, storia. Di più: è parte del patrimonio e dell’identità italiana e delle sue aziende più riconosciute nel mondo. Alcuni formati di pasta dell’epoca vengono ancora utilizzati oggi e sono in catalogo presso vari pastifici: ci sono le tripoline che richiamano alla conquista della Tripolitania nel 1912 e ci sono le mafalde che omaggiano un importante membro della famiglia Savoia.

Avere in catalogo tripoline e mafalde, tuttavia, non significa essere ne colonialisti ne monarchici (nessuno in decenni di Repubblica ci ha mai neppure pensato), significa solo continuare a produrre da cent’anni formati storici di pasta secca, che semmai vanno tutelati e non certo stigmatizzati.

La Molisana è fascista? I post sui social

Non la pensano allo stesso modo in molti, che nella mattinata del 4 gennaio continuano a pubblicare post associando in maniera forzata formati di pasta a ideologie estremiste del secolo scorso. Lo sciame è ancora ad uno stato embrionale di circolazione ma fa un salto di livello quando è intercettato e rilanciato da Niccolò Vecchia il quale nel condividere con i suoi follower la schermata descrittiva delle Abissine scrive sul suo profilo Facebook un attacco contro l’azienda, la invita a scusarsi, minaccia pubblicamente di smettere di comprarla, chiede di cambiar nome ad un formato storico di pasta.

Non è il solito post di odio ma un contenuto circostanziato, firmato da un noto giornalista gastronomico, che in qualche misura conferisce più autorevolezza alla polemica che da lì rimbalza malamente su Repubblica, su Ansa, su altri quotidiani e si ingigantisce basandosi letteralmente sul nulla e via via perdendo qualsiasi contenuto a vantaggio di puro distillato di odio.

Certo, il copy della scheda-prodotto è oggettivamente scritto in maniera scadente al limite della micro-gaffe, ma al massimo di piccola gaffe stiamo parlando. Tuttavia basta questo e la suggestione del “pastificio fascista e colonialista” per scatenare l’ordalia.

Poco importa il lavoro encomiabile su filiera corta e grano che – pur essendo un pastificio industriale – Molisana sta portando avanti, poco importa che praticamente tutti (!) i grandi pastifici italiani scherzino nelle sezioni storiche dei propri siti su quei nomi bizzarri imposti dal regime o scelti per compiacerlo (qui sotto abbiamo messo passaggi presi dall’Archivio Storico Barilla o dalle pagine del pastificio Garofalo). Nulla: alcun ragionamento conta ora che la slavina è partita, nel giro di poche ore Molisana diventa il male assoluto e parte una macchina del fango sbalorditiva.

La Molisana e il malinteso sul “sapore littorio”

Intuendo cosa stava per succedere, alla Molisana modificano subito la scheda-prodotto equivocata, ma non basta. Le greggi inferocite del web e annoiate dal lockdown sono in piena produzione, una insensata valanga di calunnie viene vomitata con un ritmo incessante, scorrere la timeline su Twitter seguendo l’hashtag #lamolisana è impressionante: bullismo, cattiveria gratuita, boicottaggi, insulti, calunnie.

Siamo davvero certi che i veri fascisti da stigmatizzare siano i pastai de La Molisana? L’espediente più utilizzato è travisare totalmente la sintassi stessa della scheda: il “sapore” (inteso come ‘atmosfera’) suggerito dal nome della pasta viene scambiato per sapore inteso come ‘gusto’ della pasta stessa: migliaia di odiatori su Facebook urlano all’apologia di fascismo e si indignano verso chi celebra il “sapore littorio”.

Il testo in realtà sottolineava come il sapore un po’ troppo littorio del nome del formato avesse suggerito di chiamarlo diversamente all’estero (dunque non un apologia, l’esatto contrario!); ma per migliaia e migliaia di indignati professionisti è bastato ripetere come automi: “dire sapore littorio è indifendibile \ dire sapore littorio è indifendibile…“, senza neppure abbassarsi a leggere con un pizzico di attenzione o dedicare un pugno di secondi alla comprensione del testo. Ma le bugie non si sono limitate a questo.

La mera scheda-prodotto in questione, che era al suo posto da chissà quanto tempo, viene da molti commentatori spacciata per una campagna pubblicitaria di lancio. Ancora. Lo storico formato da sempre prodotto dall’azienda, viene post dopo post contrabbandato invece per un formato nuovo appena messo sul mercato per esaltare la brutta pagina del colonialismo italiano in Africa. La narrazione della menzogna non ha sosta.

La Molisana è innocente: l’intervento dell’Anpi

Le prese di posizione sono in breve tempo a livello altissimo: intellettuali, politici, semplici cittadini ed ex presidenti della Camera dei Deputati. Tutti si sentono in diritto di bacchettare (bastonare) La Molisana per ciò che non ha neppure lontanamente fatto. Tutti, nascosti dietro al profilo social, annusano l’odore del sangue e percepiscono forte il dovere di esternare il proprio antifascismo. Usando, tuttavia, proprio i metodi fascisti dell’imboscata, della pubblica gogna, del pestaggio, della vigliaccheria dei mille contro uno. Dell’aggressività gratuita e ignorante ai danni di una azienda italiana non solo totalmente innocente. Ma colpita a sua tempo dal passaggio del fronte nazi-fascista durante la Seconda Guerra Mondiale.

Lo schiumare degli haters si fa così pesante che è costretta ad intervenire perfino l’ANPI, l’associazione nazionale dei partigiani, per ricordare, tra le altre cose, che i titolari della Molisana sono sempre stati storici sostenitori delle Feste dell’Unità in zona.

La Molisana cambia i nomi di abissine e tripoline

L’epilogo è triste. Nonostante una breve intervista a Repubblica in cui Rossella Ferro de La Molisana sgomberava ovviamente il campo da qualsiasi esaltazione del Ventennio o del colonialismo. E nonostante l’azienda stesse rispondendo alle tante e-mail ricevute chiarendo il senso dell’ormai famigerato testo descrittivo, l’ondata non accennava a diminuire. Anzi.

Sommersa dal fango, conscia dell’impossibilità di difendersi e intimidita dai danni di immagine, l’azienda dopo aver subìto 24 ore buone di torture mediatiche esce con un comunicato che è una resa totale e senza condizioni; contro ogni evidenza dei fatti. La Molisana si scusa. Considera un “errore” aver tenuto in produzione le “abissine” e le “tripoline” (benché fossero in catalogo da sempre e benché tutti gli altri pastifici le tengano). E annuncia che questi formati storici verranno ribattezzati: la tempesta di guano ha dimostrato di essere più forte e penetrante di ogni forma di buon senso e dignità.

Abissine sparite

E così l’azienda fa prontamente. Dopo qualche ora nel sito di Molisana le Abissine non ci sono più e il formato numero 25 si chiama Conchiglie. Di fronte ad uno tsunami di violenza, una storica azienda italiana è stata costretta a umiliarsi, a scusarsi di un fatto non commesso. Ed a rinunciare ad un pezzetto della sua identità che poi è l’identità collettiva di tutta l’industria pastaria del paese.

Dopo quella di Umberto Eco, suona come ulteriore profezia un articolo firmato da Camillo Langone sul Foglio a fine 2017: il titolo? “Mangiare le Abissine prima che le eliminino per apologia del colonialismo”. Ora cosa succederà?

Tutti i pastifici italiani cambieranno nome alle “tripoline”? O l’ennesima ventata di perbenismo populista piccolo borghese svanirà con la stessa rapidità con cui è montata accontentandosi dello sfregio fatto all’azienda della famiglia Ferro? Beninteso: La Molisana fattura 150milioni ed ha le spalle piuttosto larghe; e magari alla fine guadagnerà perfino da questa storiaccia.

Ma non tutte le realtà sono robuste, e non tutte le persone lo sono. Quello che ci premeva sottolineare, al di là di questa vicenda specifica, è cosa riesce a generare oggi un post sui social. Se mirato come un fucile verso una singola realtà (o una singola persona) e se costruito per toccare determinate corde. Chi sarà il prossimo obbiettivo? Chi dileggiamo domani senza controllare, senza informarci, senza saperne nulla, senza approfondire, senza verificare?

Fonte: Massimiliano Tonelli
https://www.gamberorosso.it/
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