“*La neve nel deserto*”
Dal libro : ” la magia del presepe” di Sabrina Sanseverino.
Non ho mai capito il motivo della neve sul presepe di Natale. In effetti la notte della nascita di Gesù, ammesso e non concesso che fosse il 25 dicembre, in Palestina di certo non c’erano temperature vicino allo zero da far nevicare. E se faceva freddo com’è che i pastorelli del mio presepe erano e sono vestiti di pochi abiti e per lo più primaverili ? Ma poi i cammelli? Ve li immaginate ad arrancare sulla neve nei giorni dell’Epifania? No, è impossibile che ci fosse la neve e poi, per tagliare la testa al toro, basta consultare un and sito meteo per apprendere che adesso mentre scrivo a Betlemme ci sono ben 15 gradi. Quindi niente neve. E’ probabilmente una nostra aggiunta per rendere il Natale più “magico” o più vicino alle temperature Europee. Mistero! Un aggiunta o meglio una reinterpretazione. La cosa divertente è che il Natale è stato innumerevoli volte reinterpretato da svariate
culture e da diversi culti religiosi, e non solo per quanto riguardava la neve del presepe: ci sono cose molto più gustose. Eh già! Il Natale, il presepe, Betlemme… Tutto nel nostro immaginario è cosparso di un candido manto di neve. Ma c’era veramente il freddo e la neve in Medio Oriente, nella famosa cittadina della Palestina? O è la fantasia, un escamotage scenografico per arricchire di pathos il paesaggio? Stranamente gli evangelisti, San Matteo e San Luca descrivono lo stretto necessario, soprattutto si soffermano sui simboli e sulla grande verità che la nascita di Gesù dava compimento ad un’antica profezia (Michea5,1). Di neve non ne parlano e neanche fanno cenno al “clima” di allora, in cui si svolse l’evento. Eppure siamo sicuri di questo: il povero redentore batteva i dentini ( che ancora dovevano spuntare) per il freddo a malapena confortato dal calore corporeo emanato dal bue e dall’asinello e dai pannicelli caldi in cui la Santissima Madre lo aveva avvolto strettamente.
Mentre la scienza moderna forse ci può aiutare a risolvere questo arcano. Allora: Betlemme (in Arabo: Bayti La? Min, lett. ” casa della carne”; in Ebraico: [ Beit lettem] lett. “Casa del pane”) Attualmente fa parte della Cisgiordania. E’ situata a circa 10 km a sud di Gerusalemme, ad un altezza di 765m sul livello del mare. Dunque ad una discreta altitudine. Essa gode di un clima mediterraneo, nel senso che si alternano estati calde e secche ma anche inverni freddi e piovosi. Precisamente le temperature invernali possono essere molto basse e le giornate piovose. Inoltre, verso mezzogiorno, la città è colpita dalla brezza che spira dal mar mediterraneo e da annuali ondate di caldo, secco e sabbioso vento Khamaseen proveniente dal deserto Arabico nei mesi di aprile, maggio e giugno.
Allora in definitiva è scientificamente possibile che a Betlemme qualche giorno prima avesse nevicato… Alcuni autori sacri e scrittori di cose sante veramente ispirati aggiungono il particolare non secondario che il cielo doveva essere sereno perché altrimenti non si spiega la visione della stella cometa.
“Venne la notte. Era algida ma serena, e brillavano gli astri nel cielo. Un silenzio grande circondava quel luogo, ed una solennità più grande vi regnava, perché l’invisibile corte celeste già veniva in terra a corteggiare il Re divino, e rifulgeva nella sua placida luce spirituale, fatta tutta di conoscenza e amore. Gli uomini e le cose dormivano, lontano lontano si vedeva solo qualche bagliore dei fuochi dei pastori che vigilavano il gregge…” (Don Dolindo Ruotolo)
Che mistero è mai questo: Gesù è voluto nascere non in un posto rumoroso, fumoso e affollato di un probabile albergo di duemila anni fa, non a caso “non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2,7). 023/12/28.
Ma ha scelto un’umile grotta, spoglia, povera, gelida ma pura, candida, innocente lontana dai rumori del mondo: un angolo di eternità incorrotta, ritagliato sulla terra. Pertanto la presenza della neve e del cielo stellato lungi dall’essere casuali “accidenti” metereologici assurgono al più sublime simbolismo. E quindi cari miei, i nostri presepi sarebbero irriconoscibili e perfino menzogneri se vi mancassero la neve e le stelle.
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