La novità è già vecchia. Elly e le contraddizioni piddine
Elly Schlein , che dovrebbe rappresentare una novità, porta su se stessa il peso di un passato pesante di compromessi che il Partito Democratico non riesce a scrollarsi addosso.
Sarà perché, in specie nelle regioni rosse dove comanda, il PD ha sostituito i partiti della prima Repubblica e probabilmente li ha anche superati in consorterierie ed in cliente. Scrollarsi il marcio è difficile.
Elly l’innovatrice
Se è vero che Debora Serracchiani ricordava Il favoloso mondo di Amélie, una piccola radical chic fuori dalla realtà, Elly Schlein sembra una Giovanna d’Arco dissacrante. Una pulzella svizzera, statunitense e italiana solo di passaporto, che vuole portare avanti tutto ciò che è antitetico alla Fede, come fosse il più santo dei dogmi. Non è che in ciò rappresenti un’assoluta novità, ma rappresenta il miglior successo, e l’occupazione del posto di maggior rilievo di un leader radicale.
Ma c’è tanto di vecchio
Probabilmente sarà per il dovere di un compromesso, che Elly Schlein non riesce a rappresentare una novità in assoluto. Deve portarsi la zavorra del retaggio culturale del partito di consorterie. Quel partito che trova nel parlamentarismo il sugello.
Che trova bella anche la seconda parte della nostra costituzione, una parte che spinge al permanente compromesso. A defraudare gli elettori della loro capacità di scelta, un po’ perché è in costituzione ed in buona altra parte perché, agli italiani soprattutto se eletti in alte assemblee, Mi piace rispondere ad interessi particolari o superiori che possano portare vantaggio, più che a quelli di chi li ha mandati lì .
Dunque la Schlein vuole ridare potere alla gente, ma non è disposta a parlare di una riforma costituzionale che in fondo, permetterebbe alla gente almeno di scegliersi il governo. Continua a difendere quel sistema che espropria alla gente il potere di decidere.
Il campo largo
Il grande fronte che vuole costruire la segretaria del PD, è un fronte di sinistra radicale alla quale si presterebbe fregandosi le mani Carlo Calenda. Perché sarebbe l’unico piccolo, incerto, inadeguato spiraglio di moderazione per chi non volesse votare a destra.
Un campo largo che radicalizza a sinistra lo schieramento progressista. Ma soprattutto un campo largo che probabilmente è sempre meno in grado di accogliere Matteo Renzi. Come farebbero i pentastellati, quelli che hanno l’elettorato più restio a qualunque alleanza, come dimostra la loro storia a digerire un campo largo addirittura con Matteo Renzi?
Quindi questo potrebbe aprire nuovi scenari, in parlamento, nel paese e soprattutto nella Rossa Toscana.
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