La potente mano di Dio ha salvato Israele
Nella notte un numero imprecisato fra 200 e 300 fra missili e droni è stato lanciato dall’ Iran contro lo Stato Ebraico.
Non uno di questi è andato a bersaglio
La difesa aerea Israeliana Arrow ha neutralizzato l’attacco e non si segnalano danni a cose o persone.
Insomma, per quanto imponente, l’attacco degli Ayatollah può dirsi fallito.
Eppure esso mantiene intatta tutta la sua pericolosità politica in questo momento molto delicato per tutta l’area mediorientale e non solo.
Teoricamente si tratta della attesa risposta degli Ayatollah all’attacco israeliano alla ambasciata di Damasco dello scorso 1 Aprile dove persero la vita 7 pasdaran iraniani .
In realtà, la questione è più ampia
Da un lato c’è la guerra a Gaza che rappresenta la cornice di riferimento ineliminabile degli eventi di questa notte.
Una guerra cui l’Iran non partecipa direttamente ma che di fatto appoggia con il suo sostegno politico militare e ideologico ad Hamas.
Dall’altro c’è la complessa rete dei rapporti geopolitici in cui l Iran sciita deve competere con i vicini sunniti. Tutti in lotta fra loro ma accomunati dall’odio antiebraico.
Tutto questo conduce a un panorama confuso con piani sovrapposti in cui le ostilità vengono condotte su vari livelli – militari, ideologici, politici – in cui i protagonisti non sono solo quelli che appaiono.
Una guerra ibrida fatta di operazioni sul campo e propaganda antisemita che trova ampio spazio anche in Occidente dove la pressione contro lo Stato Ebraico non si allenta e che viene aizzata da più parti
Dunque gli occhi puntanti sul Medio Oriente nascondono un timore che va oltre la specifica guerra regionale.
A questo punto il pallino passa a Israele.
Che cosa farà?
Oggi pomeriggio si riunisce il consiglio di guerra per valutare se rispondere e in quale modo. Difficile pensare che tutto si fermi qui . Difficile pensare che non ci sarà una controreazione. Difficile pensare che tutto venga concordato con gli alleati come invece si sostiene. Se le posizioni non sono univoche a livello interno, Ancor meno univoche lo sono proprio a livello degli alleati.
Gli Usa hanno già fatto sapere di non appoggiare alcuna risposta armata considerando la perfetta difesa israeliana gia una vittoria.
Biden è stato chiaro ed è evidente che la posizione USA sarà destinata a non mutare a meno che non vengano coinvolte basi americane . Insomma non ci si immola per Gerusalemme.
Ormai la posizione è tanto ipocrita quanto chiara
E in questa faglia fra USa e Israele si potrebbero inserire nuovamente i terroristi e i loro sponsor esponendo nuovamente Israele a ulteriori attacchi.
E al netto delle dichiarazioni di stile, Israele sa che è solo.
E sa anche , come ribadito da Donald Trump, che dovrà utilizzare tutta la sua saggezza per chiudere definitivamente la guerra a Gaza il prima possibile senza compromettere la propria immagine internazionale.
Intanto il mondo si fa muto e attende.
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