La preside è al lavoro e nega tutto, ma lo studente ha raccontato la relazione ai compagni di scuola e ai docenti. E ora indaga l’Ufficio scolastico regionale.
Il rapporto tra la dirigente scolastica e lo studente diciottenne sarebbe durato un mese. Tutto sarebbe iniziato durante i giorni dell’occupazione della sede centrale del liceo, in via Bravetta, lo scorso dicembre. I due, secondo quanto raccontato dal ragazzo, hanno iniziato con uno scambio su email, poi sono passati ai messaggi e successivamente a frequentarsi. Ma alla fine lo studente ha voluto interrompere il rapporto e ha raccontato tutto ai compagni di scuola.
Dopo lo sfogo dello studente con i coetanei, la notizia è arrivata ai docenti. Poi, è partita la segnalazione all’Ufficio scolastico regionale che ha avviato degli accertamenti per valutare la veridicità delle dichiarazioni del ragazzo. «La laurea in pedagogia l’hai presa troppo seriamente», «Il tuo silenzio parla per te»: alcune delle scritte comparse sui muri dell’istituto appena la notizia è diventata di dominio pubblico. Ora quelle scritte sono state cancellate. La dirigente al momento avrebbe ammesso di essere al corrente della situazione, ma ha negato tutto, rispondendo “no comment” ad ogni altra domanda e al momento è al lavoro. Anche la scuola sta svolgendo regolarmente le lezioni.
Manuela Pelati per corriere.it
PARLA LA PRESIDE
«Sono sconvolta, pensavo che una sciocchezza del genere morisse così com’era nata, e invece è stata ingigantita oltre misura: è evidente che mi hanno voluto fare del male»: è annichilita la preside del liceo Montale di Roma, Sabrina Quaresima, classe ’72, accusata di aver avuto una relazione sentimentale con uno studente. L’ufficio scolastico regionale ha fatto partire un’ispezione per una verifica formale dopo le voci che si rincorrevano e le scritte apparse sui muri. Ma lei ha già contattato un avvocato per difendersi da quelle che definisce «cattiverie».
Conosce il ragazzo che avrebbe denunciato la relazione?
«Certo, chiariamo subito che non è un ragazzino, ha 19 anni, sta per prendere la maturità. E quando l’ho conosciuto era rappresentante di istituto in surroga; perciò, abbiamo parlato diverse volte durante il periodo dell’occupazione. Mi ha accompagnato con la sua macchina al commissariato di Monteverde per fare la denuncia, e lì ci aspettava anche un rappresentante dei genitori. Ho avuto con lui un rapporto cordiale e aperto, come con tutti: la mia porta è sempre aperta».
Da dove sono nate allora le voci di una relazione?
«Forse lui le ha messe in giro per vantarsi con gli amici? Non lo so, ma qualcuno poi può aver fomentato la cosa. Ma non c’è stato nulla di nulla con il ragazzo, posso giurarlo davanti a chiunque. Mi sono rivolta ad un legale e chiarirò tutto anche con l’ufficio scolastico regionale ma in questa scuola non mi hanno mai visto di buon occhio, fin dal primo momento. Il sistema su cui si reggeva la vecchia dirigenza non mi convinceva. Ma all’inizio non ho cambiato nessun ruolo perché volevo prima rendermi conto della situazione generale. Ho sbagliato».
Lei aveva recentemente rimosso il vicepreside?
«Il primo collaboratore, per la precisione. Che ora dice di essere a casa in malattia e si rifiuta persino di fornirmi le chiavi di accesso per la pubblicazione delle circolari sul sito. Non mi piaceva fin dal primo momento, aveva toni melliflui, lui e l’altra collaboratrice gestivano tutte le pratiche, che io ho avocato a me perché volevo controllare la situazione generale. Erano dei filtri, diciamo così. Ma io non volevo lasciare loro gestire tutto, avevo bisogno di capire. Questa scelta non gli è piaciuta, e quando finalmente mi sono decisa a sostituirlo, mi sono trovata nei guai».
Sono accuse gravi, bisogna essere cauti…
«Certo, infatti non volevo parlare con nessuno perché mi dovrò difendere con le vie legali e con gli accertamenti amministrativi. Devo andarci coi piedi di piombo. Però sono troppo amareggiata. Sono una professionista seria, avevo preso quest’incarico con grande entusiasmo, convinta di poter fare bene e cambiare un po’ le cose. Invece mi sono trovata di fronte a ostruzionismo e retaggi difficili da modificare».
I genitori del ragazzo l’hanno contattata?
«No, mai. I genitori del comitato, che si sta costituendo, invece sono venuti a parlarmi e mi hanno dato il loro appoggio».
I docenti come hanno reagito?
«Per fortuna molti sono dalla mia parte e sono venuti a portarmi la loro solidarietà e il loro sostegno».
Perché non ha denunciato quando sono apparse le frasi sui muri? I ragazzi hanno scritto cose del tipo «La laurea in pedagogia l’ha presa troppo seriamente», «Il Montale sa e non dimentica», «Puoi chiuderci in classe ma non spegnere le voci».
«All’inizio non ho denunciato, erano frasi così generiche e non volevo dare tanta importanza ad un gossip. Alla terza scritta ho denunciato alla Procura, si tratta di un bene dello Stato e non potevo permettere che venisse deturpato: ma se restavo zitta era perché non aveva senso giustificarmi per qualcosa che non era successo, significava ammettere una colpa che non avevo».
Come pensa che sia nato questo putiferio?
«Io sono felicemente sposata con un uomo meraviglioso, ma sono una donna di bell’aspetto, abbastanza giovane, sono del ’72, e curata: e purtroppo capisco che qualcuno possa pensar male. Ma sono serissima, mi è costato tanto arrivare qui, e sono nell’anno di prova: qualcuno ha pensato che in un attimo poteva farmi cacciare. Giovedì vedrò l’ispettrice regionale, spero davvero di poter chiarire tutto».
Valentina Santarpia per corriere.it
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