La seduta del Gran Consiglio iniziò in maniera apparentemente tranquilla. Alle 17:00 del 24 luglio Mussolini, in uniforme fece il suo ingresso nella sala ricevendo il tradizionale “saluto al Duce” chiamato dal segretario del partito Sforza. Il Gran Consiglio era al completo, nessun gerarca aveva mancato di presentarsi.
Mussolini disse apertamente di aver convocato il Gran Consiglio del Fascismo per metterlo al corrente degli sviluppi militari in Sicilia. Dal suo stesso intervento si delineava chiaramente una situazione militare gravissima.
Fu costretto ad ammettere che ormai la guerra aveva preso una piega sfavorevole. Che da El Alamein le cose non andavano più bene. Criticò apertamente le forze armate ed in special modo gli alti comandi per quella che a suo avviso era una condotta indegna sul campo di battaglia.
Pantelleria
Sì soffermò particolarmente sull’isola di Pantelleria, che affermò di aver voluto fortificare a tal punto che gli stessi generali l’avevano definita inespugnabile. Aveva diretto egli stesso la battaglia, ma il comportamento dei comandanti sul campo si era rivelato ignominioso. Avevano chiesto ed ottenuto di poter capitolare, avendo perdite bassissime, lasciando prendere prigionieri praticamente quasi tutti i militari posti a difesa dell’isola.
Dopo Pantelleria era venuta l’invasione della Sicilia, dove il Duce continuava ad accusare l’incompetenza dei comandi militari, ed una loro presunta viltà. L’elogio fu verso gli ufficiali ed i soldati tedeschi che portavano avanti la strenua resistenza. Mussolini aveva preso in mano la situazione ordinando la fucilazione di tutti coloro i quali si fossero rifiutati di combattere.
Dopodiché la sua analisi toccava aspetti emotivi come il dover votare la popolazione ad una guerra impopolare, poiché tutte le guerre mancano di popolarità. Gli alleati tedeschi erano disposti a supportare il paese.
L’appello era di serrare i ranghi perché questa guerra era fondamentale portarla a termine continuando a resistere, per l’indipendenza e l’integrità della patria. Anche se, lo stesso Stato Maggiore, riteneva improbabile un’invasione del continente.
L’intervento di De Bono
Emilio De Bono prese per primo la parola e non toccò argomenti politici ma sì sentiti di difendere l’onore delle Forze Armate. Criticò apertamente la gestione di Mussolini quale Capo militare.
Il suo fu l’intervento di un vecchio soldato che non poteva permettere tanto discredito sugli uomini che combattevano. Chiese al Duce come si potesse pretendere che i soldati italiani resistessero ai carri armati dell’ottava armata britannica armati di fucili di quasi settant’anni prima? Criticò l’ingerenza del partito nelle questioni militari senza la dovuta competenza ed esperienza per occuparsene e concluse il suo intervento affermando la necessità di resistere, ma dimostrando chiaro scetticismo sugli alleati tedeschi.
Farinacci intervenne difendendo l’alleato e sottolineando l’impossibilità di continuare una discussione militare senza la presenza del Capo di Stato Maggiore generale Ambrosio, e chiedendo dunque a Mussolini di convocarlo.
De Vecchi, altro quadrumviro sostenne le la posizione di De Bono, ignorando quanto richiesto da Farinacci e continuando la discussione sul piano strettamente militare. Ma la fase preliminare e tecnica sulla quale rischiava di arenarsi la discussione stava volgendo al termine.
Giuseppe Bottai chiese la parola, gliene venne data facoltà.
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