È verde, è ecologico. Supervisiona l’inquinamento per l’Arpat. Ma cos’è? È Hulk? No, è un furgone diesel Daily della Iveco del 1996.
In una spaventata domenica di metà novembre, tra gli allarmi idrogeologici per le abbondanti piogge dei giorni scorsi, decido in un momento di tregua delle intemperie, di farmi un giro in bicicletta per Firenze, anzi per fiumi, vista la acqua alluvionale, ne avevamo già parlato, e un’emergenza alluvione che dura ormai dal 1966.
Un’occhiata dal Ponte alla Vittoria alle acque gonfie, limacciose e minacciose dell’Arno, poi via verso le Cascine e la Manifattura Tabacchi, scaldando i polpacci sui pedali: già che ci siamo guardiamo anche il Mugnone. Foglie dappertutto, terreno sdrucciolevole e aria fresca, tutto sommato il rischio rende tutto questo piacevole.
Arrivato, volgendomi dal Teatro Puccini e la sua piccola torre di Maratona, verso la Piazza, lo vedo.
Appare come una visione al mio occhio incredulo.
È bellissimo: così austero e rincuorante nella sua livrea ecoverde, con i suoi cerchioni arrugginiti e le gomme un po’ sgonfie. È dell’Arpat.
La carrozzeria dalla vernice opaca e conservata con una patina un pizzico retrò, le plastiche solarizzate e grigie, gli adesivi sbiaditi e scoloriti che recitano “Daily 30 8 Basic”. Potrebbe sembrare pronto per una mostra sui veicoli storici della industrializzazione post crisi anni 70. Ma per ottenere il certificato di rilevanza storica dell’Asi dovrebbe essere un po’ restaurato: così è troppo frusto.
Invece è parcheggiato nei giardinetti, proprio dentro – alla faccia del verde pubblico – di Piazza Puccini, e apparentemente supervisiona l’inquinamento di Firenze. Ma dai.
Un passante lo guarda dubbioso, davvero un furgone arrugginito misura l’inquinamento?
Per fortuna è spento, altrimenti di colpo il livello del monossido di carbonio si alzerebbe del doppio:il suo motore diesel, se originale, nei suoi 2500 cc, farebbe valere il suo potenziale nella sua sfacciata crudezza di splendido ventitreenne.
Dispositivi ecologici, nessuno o quasi, perché a giudicare dalla targa è stato immatricolato nel 1996.
75 cavalli di pura potenza a 4000 giri, 160 nm di coppia generosa, rigorosamente Euro 0, un vero pezzo di storia dei veicoli da lavoro, il diretto concorrente del Fiat Ducato.
Reca orgoglioso la scritta “Laboratorio Mobile Rilevamento qualità dell’aria” e non meno fiero quella di ARPAT. Due comignoli sul tetto insieme ad un motore di condizionatore pari età (caricato sicuramente a Freon) completano il curioso quadro.
Se non fosse comico e surreale nel suo paradosso, il quadro apparirebbe veramente desolante.
L’ARPAT per chi non lo sapesse è l’Azienda Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana ed annovera tra i suoi compiti istituzionali l’attività di controllo ambientale, di supporto tecnico-scientifico, di elaborazione dati, di informazione e conoscenza ambientale.
In particolare (secondo il sito ufficiale) le attività di controllo ambientale “consistono nel campionamento, nell’analisi e misura, nel monitoraggio e nell’ispezione, aventi ad oggetto lo stato delle componenti ambientali, delle pressioni e degli impatti, nonché nella verifica delle forme di autocontrollo previste dalle normative comunitarie e statali vigenti.”
Intenti nobili, ma se fatti realmente con questi mezzi, suonano davvero come un paradosso.
Non dubitiamo che dietro quella facciata vintage si nasconda una tecnologia da fare invidia alla NASA e al CERN messi insieme, che l’apparato propulsivo sia prossimo al flusso canalizzatore e sia alimentato ad idrogeno, le emissioni siano solo ossigeno profumato alla lavanda e ci congratuliamo in tal caso fin da ora con i vertici della Azienda per aver così dissimulato cotanta tecnologia ed ecologia.
A noi poveri mortali, però, sorge il dubbio che invece sia solo un vecchio e stanco furgone opacizzato con un paio di camini sul tetto e un condizionatore fuori norma, più prossimo alla rottamazione che alla redenzione.
Siamo i primi ad augurarci di sbagliare nel giudicarlo dalle apparenze, o che un gruppo di amici, scanzonati e burloni abbiano appiccicato una scritta fuorviante sul vecchio furgone dello zio ambulante ed in questo modo abbiano voluto ottenere libero accesso ad ogni ztl e parcheggio assicurato nelle aiuole.
Ma se così non fosse, e questi fossero i mezzi messi in campo per difendere la qualità dell’aria Toscana, questa l’attenzione usata ai fattori inquinanti dei veicoli della Regione, ci sovviene il Marchese del Grillo che predicava chi lui fosse, mentre i cittadini devono rottamare vetture con non più di tre anni di vita perché non più conformi e ammesse alla circolazione. O buttare i loro diesel con FAP di ultima generazione, e tutto questo in modo che un Daily diesel del ‘96 possa finalmente certificare la purezza della aria che respiriamo.
Perché noi non siamo cittadini, ma sudditi, e un povero vecchio e stanco furgone parcheggiato in mezzo ad un giardino, misura quanto siamo ecologi: ci provassimo noi a circolare con quello..