La “rivoluzione”: patto tra corpi intermedi e politica
Gli italiani ed i corpi intermedi
Recenti rilevazioni hanno stimato che il 35% degli italiani è “socialmente attivo” cioè iscritto o partecipe delle attività di almeno un corpo intermedio tra associazioni, sindacati (le voci più frequenti), ordini professionali, movimenti, partiti o associazioni imprenditoriali.
Gli italiani (per circa 2/3) riconoscono ai corpi intermedi numerose funzioni importanti per la nostra società, tra le quali spiccano quelle di “collegamento tra le istituzioni e la cittadinanza nella rappresentanza di interessi altrimenti inascoltati” per “contribuire alla crescita e al benessere sociale dell’intero Paese” (41% delle risposte) e “supplire alle carenze delle politiche pubbliche e dei servizi pubblici” (34,2%)
Ma il gradimento non è uniforme. Guidano la “classifica” le associazioni di volontariato (in cui il 72% degli intervistati dice di avere fiducia) seguite dalle associazioni di tutela dei consumatori (61%) e le fondazioni culturali (58%).
Altri corpi intermedi – come ad esempio sindacati, partiti, ordini professionali, camere di commercio, pubbliche amministrazioni e cooperative – hanno un gradimento inferiore al 50%.
Costituenti cattolici e pubblico non statale
Nell’elaborazione culturale dei costituenti cattolici spicca l’idea di fare forti i corpi intermedi per assicurare vitalità al sociale, quale leva per originare la progettazione e gestione comunitaria del sociale di molti bisogni non soddisfatti dallo Stato in tutte le sue articolazioni. La leva della sussidiarietà nella gestione autonoma dei servizi era vista non come accessoria, ma paritetica nell’ affiancamento all’opera pubblica statale.
Nessun dubbio sul fatto che la democrazia vive – come da costituzione – se ci sono i partiti, ma quei partiti devono essere la rappresentanza di realtà di base, di aggregazioni sociali – sempre secondo la carta costituzionale – fatte da persone capaci di essere responsabili, attive, operose, oltre che oneste. Aveva ragione Alexis de Tocqueville quando sosteneva che “c’è bisogno di associazioni intermedie, altrimenti non esiste possibilità di rifondare la politica”.
Riorientare il sistema dei partiti
A nostro parere il vero rinnovamento della politica si gioca sul ripristino del sistema partecipativo, non attraverso regole estrinseche ed impositive, ma quella “fatica” che spinga ciascuno a prendersi le proprie crescenti responsabilità.
Pertanto la soluzione non sta nell’inventare a tutti i costi il nuovo, ma nel ripercorrere creativamente ed in modo aggiornato le strade già battute con coerenza dalla staffetta di quei cristiani in politica che parte da Sturzo, si sviluppa con i “costituenti” ed arriva poi a De Gasperi.
Tagliare i rami di sostegno del sistema politico partecipato, che si alimentano proprio nello slancio e nel vigore dei corpi intermedi, ha creato una frattura tra il modello previsto dalla Costituzione ed i partiti.
La vera cura è una “rivoluzione”, che, come suggerisce l’etimologia corretta, è un ritorno alle origini, utile per riorientare il sistema dei partiti allo spirito originale della nostra Repubblica. In altri termini un patto illuminato e responsabile tra la galassia dei corpi intermedi e la politica. Non certo una scorciatoia, di sicuro l’unica strada maestra che conosciamo.
Leggi anche: I Beati comunisti e San Berlinguer, tra sacrilegio e falsificazione della storia
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT