In politica, esattamente come nella vita, è spesso il saper cogliere o meno una circostanza favorevole a fare la differenza tra colui destinato a diventare uno statista e la prossima meteora politica.
Mariotto Segni in questo è un esempio. Non sfruttò il momento favorevole per poter impersonare il naturale leader del centro-destra e così spianò la strada a Silvio Berlusconi. Se in quel momento Segni si fosse buttato, probabilmennte sarebbe stato oggi ricordato come uno statista. Invece oggi i giovani già faticano ad indovinare chi sia.
A Nicola Zingaretti invece si è presentata una storica opportunità: quella di sbarazzarsi di tutti i parlamentari renziani ma soprattutto del “nemico interno numero 1”, Matteo Renzi.
Ora – solitamente – in un partito politico doti quali mediazione, capacità di tenere unite le varie correnti interne e di evitare scissioni sono le doti per le quali un segretario viene apprezzato e ricordato con affetto. Ma con un personaggio del calibro e della portata di Matteo Renzi sicuramente non conviene cercare di proseguire una convivenza…
Del resto di Renzi si può dire tutto, tranne che sia un uomo di partito.
La visione partitica di Matteo Renzi è pari a quella di un taxi per approdare da qualche parte, nel passato lo ha ampiamente dimostrato. Il partito funge da macchina che deve sforzarsi di portare avanti la sua persona. Da valorizzare nel momento in cui da esso ci sia qualcosa da prendere, da dimenticare nel momento in cui diventi d’impaccio al proprio disegno. Nulla di male in questo, del resto nulla di tanto differente dalle contemporanee visioni della società espresse dai più celebri sociologi.
Renzi è un leader “leaderistico”, che riconosce la sua quale unica possibile leadership e che mal digerisce anche quella di qualche appartenente al proprio codazzo di ammiratori.
In queste ore si sta apprestando a preparare il terreno per tentare, ancora una volta di giocare la sua personale partita, prescindendo da qualsivoglia legittimazione popolare e ben lontano da qualsiasi ideale che possa vagamente essere ricondotto al calderone della sinistra.
Se volessimo essere puntigliosi e suggerire qualche mossa all’attuale segretario del Partito Democratico, potremmo dire lui che questo sarebbe il suo momento. Il momento in cui tenere duro per non far precipitare il coltello in mano fiorentina, perché se fosse Renzi ad impugnare il manico, siamo certi che questi non esiterebbe a scagliarlo dritto alla giugulare dello sventurato e precario avversario.
Puntando sulle elezioni, oggi Nicola Zingaretti potrebbe ottenere due scenari, entrambi per lui estremamente vantaggiosi: nel primo potrebbe riuscire nell’impresa di far eleggere una nuova pattuglia di parlamentari a lui più leale, tentando così di marginalizzare l’opposizione interna. Nel secondo caso potrebbe sperare in una scissione renziana la quale verrebbe alla luce notevolmente depotenziata in termini numerici, con una pattuglia appena sufficiente per tentare un approccio negoziale con i suoi in Parlamento e con troppo poco tempo a disposizione per organizzarsi al meglio per una elezione nazionale.
In ambedue i casi il risultato sarebbe che Zingaretti, sondaggi alla mano, diverrebbe il capo indiscusso del secondo partito italiano e – per forza di cose – il leader naturale del centrosinistra oltre che, una volta per tutte, padrone in casa propria.
Se invece Zingaretti accettasse, per quieto vivere, una convivenza con la maggioranza parlamentare renziana e/o la probabile costituzione di un nuovo esecutivo, la sua posizione non sarebbe tanto diversa da quella di un marito costretto a tenersi permanentemente in casa l’amante della moglie. Un Segretario mutilato nei propri poteri reali, con una ingombrante ed ostile presenza interna del capo dei parlamentari del partito che si trova a dirigere.
Se Zingaretti sceglierà di tenere duro, potrebbe anche lontanamente ambire a diventare un o statista dal fronte interno compatto. Se tuttavia cedesse, ecco che per sè non gli resterebbe che il posto di meteora. Con una fulminante quanto effimera coda di luce da lasciare dietro di se…