La solitudine dell’ uomo moderno
Aristotele ci dice che l’uomo è un animale sociale e prosegue aggiungendo che solo gli dei e gli animali possono sopportare la solitudine. In effetti non tutti gli animali sopportano e gradiscono la solitudine.
Infatti l’uomo, altro non sarebbe che un primate che usa vivere da sempre in gruppo come fanno anche altri tipi di mammiferi
Pensiamo ai branchi di lupi che spesso hanno anche legami di sangue e in cui, come è stato osservato, alcuni membri del branco arrivano a sacrificarsi individualmente per salvare il gruppo sociale, attirando su di sé l’attenzione dei cacciatori. In questi duemilaquattrocento anni trascorsi dai tempi di Aristotele, vari studi di antropologia, psicologia, etologia, hanno approfondito lo studio sul comportamento umano.
L’uomo è stato analizzato in tutti i suoi risvolti psicologici e quasi vivisezionato in special modo nell’ultimo secolo. Oggi infatti abbiamo il ritratto dell’uomo ancor più accurato
Un breve panorama sui principali studiosi ci illuminerà sulle regole di comportamento delle persone che popolano le nostre città. Il neurochirurgo Wilfred Trotter, specializzato in neurochirurgia, e anche studioso di psicologia sociale, osserva una spiccata tendenza nell’uomo che chiamerà istinto gregario.
Lo studioso constata che questo è un fenomeno psichico riscontrabile sia nell’uomo che nell’ animale. Anche Kurt Lewin ha studiato le modalità del comportamento dell’ uomo, giungendo alla stessa conclusione. Lewin che scoprì l’importanza dello spazio vitale che interagisce con l’individuo ed anche il suo comportamento ed il suo benessere psicologico. Desmond Morris definisce il gruppo come una totalità dinamica, che non corrisponde alla somma delle singole parti che la compongono.
Tutte queste osservazioni sembrano riportarci a Gustav Le Bon, le cui scoperte furono condivise e fatte proprie da Sigmund Freud, il quale conferma che la cosiddetta massa è un’entità provvisoria i cui componenti, anche se eterogenei, per un istante formano un’unica volontà che non è mai la somma del sentire individuale
Sembra prendere forma, dagli studi, l’idea roussoiana della volontà generale, un moderno Genius popoli. Anche Freud, infatti, conferma che nel momento in cui gli uomini formano un corpo unico, la massa acquista una forza estranea ai singoli componenti. Secondo Jung, nell’uomo massa può riaffiorare quell’ inconscio collettivo che generalmente giace represso.
L’inconscio collettivo, secondo Jung, rappresenta un contenitore psichico universale, vale a dire quella parte dell’inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. Esso contiene gli archetipi, cioè le forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture.
Sarebbe interessante analizzare i pericoli e gli eventuali vantaggi che vari meccanismi come lo spirito gregario, l’inconscio collettivo o anche l’ombra, quella che Dostoevskij denomina sottosuolo, possono rappresentare in una società di massa organizzata quale è ormai la società moderna.
Il singolo uomo con spirito gregario non dà apporti culturali o estetici ma viene educato e plasmato dalla cultura egemone
Subisce quella che Spengler chiama civilizzazione. La cultura di ogni civiltà è data sempre da una classe egemone, non solo dalla classe politicamente dominante del momento, ma anche da una élite spirituale che può prendere forma in un artista, un letterato, un pensatore, un innovatore.
Anche il gusto estetico è imposto da una èlite ed accettato fino ad essere fatto proprio dalle masse
Possiamo constatare questo fatto dai gusti mutevoli delle varie epoche. Questo discorso vale anche per la millenaria sapienza contadina che si è formata da tempi immemori, fino a diventare un forte fattore identitario. Molte cose che diamo per scontate, furono invece il frutto di menti eccezionali, di isolati grandi personaggi caduti presto nell’oblio.
Ci furono probabilmente molti Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Dante Alighieri nell’antichità che non ebbero la dovuta gloria e rinomanza.
Sappiamo che molti poemi orali come l’Odissea sono andati perduti come i vari “ritorni” dei compagni di Ulisse e che ci furono più di un Omero.
Tutte le comunità in ogni tempo cercarono da sempre di organizzare il potere al meglio
Machiavelli, personaggio elitario, come sistema politico, auspicava, come sappiamo, il primato di un Principe, un artista del potere, un Signore illuminato, come le città italiane per un certo periodo hanno conosciuto. È un concetto, nonostante tutto, non molto differente da quello descritto da Jean Jacques Rousseau ma che il pensatore ginevrino inserisce in un contesto assolutamente democratico.
Rousseau quando parla della volontà generale che non sarebbe la volontà dei singoli ma quella della comunità nel suo insieme, anticipa future scoperte scientifiche che confermano le sue tesi. Rousseau sembra teorizzare quella che è stata denominata con un ossimoro, “Democrazia totalitaria”.
Occorre anche tener conto che la formula che sembra aver trionfato attualmente in Occidente, è molto diversa, ed è quella della democrazia rappresentativa di tipo parlamentare.
Anche questo sistema ha i suoi grossi limiti
Sono ostacoli dovuti alla complessità dell’attuale mondo finanziario, reso ancora più lontano dal comune cittadino a causa della globalizzazione, fenomeno storico che alcuni studiosi hanno insinuato essere il tentativo per una nuova forma di neocolonialismo finanziario non più basato sugli Stati nazionali.
Inoltre, l’economia in rete tende alla demonetizzazione a causa della valuta digitale
Problemi dovuti anche al fenomeno della concentrazione dei capitali che fatalmente tendono ad essere gestiti da élite sempre più ristrette. Sono tutti fenomeni che tendono inevitabilmente a trasformare le democrazie in moderne oligarchie finanziarie. In pratica, i sistemi politici, realizzabili nel mondo moderno si restringono a due possibilità.
O il cesarismo originato a suo tempo dalla democrazia totalitaria di tradizione francese, come vediamo in Cina ed anche in quella che abbiamo battezzato autocrazia russa, oppure il liberismo estremo che, sappiamo, si trasforma immancabilmente da una apparente democrazia rappresentativa in una effettiva oligarchia finanziaria una evoluzione della scuola anglosassone nel mondo post ideologico
Questo perché si parlerà di gestire sistemi a livello quasi planetario e non si tratta più di organizzare la democrazia di una Polis greca o di un libero comune italiano e nemmeno di un cantone svizzero dei capifamiglia che votano per alzata di mano.
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