Quando si parla di politica in Toscana troppo spesso non si parte dal porsi la domanda cruciale: come è possibile che la Toscana sia passata dall’essere una regione scontata per la sinistra, a diventare una regione palesemente contendibile?
In parte la risposta è da ricercare nel fatto che il Partito Democratico non riesce più a parlare alla sinistra. Ma non solo in questo.
Guardiamo al momento attuale dove sembra strano che qualcuno abbia trovato da ridire sul fatto che Susanna Ceccardi abbia deciso di mantenere un Assessorato nel comune di Cascina venendo eletta eurodeputato. Proprio in tutta Europa non è affatto strano che i deputati cerchino di mantenere un legame stretto con il territorio di elezione.
È la normalità in inghilterra, in Francia, in tutti quei paesi dove i collegi rendono l’eletto strettamente correlato agli elettori. Ma ancora di più il Partito Democratico non può vederci nulla di strano, essendo un motore di una riforma costituzionale che prevedeva dei senatori che fossero anche amministratori locali o consiglieri regionali. Ora in Toscana e più precisamente a Cascina, un eletto ad alti livelli, non vuole recidere il forte legame che lo lega al proprio elettorato. Ed un così grande segnale di attenzione verso il territorio si contestualizza anche nell’ottica di un leader di partito Toscano che sa bene di trovarsi davanti la partita storica delle elezioni regionali. Partita che vede per la prima volta il centro-destra nella possibilità di vincere.
E questo avviene sostanzialmente per due fattori:il primo sicuramente è da ricercare nella grande avanzata della Lega che sta diventando sempre più rilevante anche in Toscana grazie all’ascesa politica di Matteo Salvini a livello nazionale, ma anche, e ciò è innegabile, grazie quello che rappresenta in loco, e non solo, il fenomeno Ceccardi. Bisogna essere intellettualmente onesti ed ammettere che la storia della Lega in Toscana si intreccia fortemente con quella della Ceccardi , anche e soprattutto poiché Cascina è il primo comune in cui la Lega dimostrò di poter sfondare nell’area più rossa e diventare classe di governo.
È da quel momento chiaramente iniziata la lunga marcia leghista al cuore della Regione un tempo nettamente rossa. È quindi ovvio che chi è stato protagonista allora, non si allontani proprio ora che la regione è diventata contendibile ed assuma su se stessa la responsabilità che hanno i leader di partito di guidare la struttura nella battaglia decisiva.
Un altro fattore riguarda le problematiche interne al partito democratico. La crisi del PD.
Il Partito Democratico vive indubbiamente una crisi profonda, che lo ha portato a perdere roccaforti come Pisa, Pistoia e Siena.
Quel Partito Democratico dilaniato dalle correnti interne, che dice di guardare al centro particolare, poi ai moderati, poi ai Liberali, poi ai lavoratori, poi alle comunità di immigrati. Lo stesso PD che mantenne Rossi alla presidenza della Regione nonostante il cambiamento di partito, proprio perché tornare alle urne sarebbe stato un rischio troppo grande, ed ora vede Rossi rientrare quasi senza che il popolo comprenda il motivo esatto del rientro.
Quasi che tutto avvenga nelle stanze del potere prescindendo dalle persone. Uno scollamento così forte tra elettori ed eletti da portare l’ex sindaco di Sesto Fiorentino Biagiotti qualche tempo fa a dire:” La gente non ha votato per qualcosa ma contro di noi. E di questo passo perderemo tutti i ballottaggi, anche in Regione, oltre che nei comuni. In Toscana negli ultimi anni abbiamo perso undici comuni medio/grandi”.
La partita Toscana è a breve, e per la prima volta volta nella storia è una partita estremamente aperta.