Niente burqa per le donne islamiche nei luoghi pubblici della Svizzera.
Ha vinto il “sì” al divieto per il velo integrale. E’ l’esito del referendum nazionale. Il “Sì” al divieto di dissimulare il proprio viso, con il burqa, è stato approvato dalla maggioranza degli elettori svizzeri.
Già il divieto di minareti
In 15 cantoni svizzeri è già in vigore il divieto di coprirsi il viso in occasione di manifestazioni ed eventi sportivi, mentre la proibizione del velo integrale negli spazi pubblici è prevista solo in Ticino e nel Canton San Gallo.
Sarà ora esteso a livello nazionale, come già in Francia, Austria, Bulgaria, Belgio e Danimarca. La norma approvata prevede eccezioni al divieto di coprire il volto solo per i luoghi di culto e per motivi inerenti a salute, sicurezza, condizioni climatiche e usanze locali, come quelle legate al carnevale. Sono invece escluse eccezioni per le turiste, che in gran parte arrivano dai Paesi del Golfo.
La Svizzera introduce così un altro divieto che riguarda la comunità musulmana, dopo quello del 2009, quando il 57,7% dell’elettorato accolse, contro l’opinione di governo e parlamento, il divieto di costruire nuovi minareti.
Una vittoria di civiltà
Il sì al divieto, per quanto risicato, è una vittoria della destra conservatrice e del Comitato di Egerkingen, già sponsor del referendum col quale nel 2009 venne vietata la costruzione dei minareti, che hanno promosso la consultazione.
Ma alla istanza hanno contribuito anche settori politicamente assai lontani come la sinistra laica, i movimenti femministi e le musulmane liberali che giudicano il velo integrale lesivo della dignità delle donne.
L’iniziativa anti-burqa’ è stata accolta domenica dal 51,2% dell’elettorato e dalla maggioranza dei Cantoni.
Segnale a favore della libertà religiosa
‘L’accettazione dell’iniziativa anti-burqa è un voto di buon senso’. Così si è espresso il comitato d’iniziativa, per il quale si tratta di “un chiaro segnale” a favore della libertà religiosa.
“Il popolo elvetico ha voluto confermare il modello democratico basato sui valori ebraico-cristiani (…) che fa il successo della Svizzera da 700 anni“, ha detto all’agenzia Keystone-ATS Yohan Ziehli, membro del comitato d’iniziativa e assistente di ricerca presso l’UDC.
“Si è trattato di una saggia decisione del popolo svizzero.”
L’iniziativa, ha affermato, ha voluto contrastare un’ideologia politica medievale “che vuole compromettere i diritti delle donne” e le considera come “oggetti del desiderio maschile che vanno nascosti”.
Cinquant’anni dopo l’accettazione del diritto di voto delle donne in Svizzera, questo progetto è “logico” ed “è ovvio per tutti“, ha aggiunto Ziehli.
Leggi anche: https://www.adhocnews.it/caro-lettore-metariflessione-sullo-scrivere-articoli/
www.facebook.com/adhocnewsitalia
Tweet di @adhoc_news