Il Recovery Fund non è come il Mes, è senza condizioni. Sarebbe illogico rinunciare a tutti questi soldi dati a fondo perduto dalla UE.
Questo era il ritornello un anno fa, quando il governo BisConte si avvicinava al tesoro europeo e già ne pregustava il reimpiego.
Ma l’Europa volle un governo più serio a gestire tali fondi, Renzi pensò al resto e fece lo sporco lavoro.
Il Governo Draghi
L’altro giorno alla conferenza stampa conclusiva Draghi ha svelato che nemmeno il Recovery Fund è incondizionato.
“L’Italia rispetta l’impegno a conseguire tutti i primi 51 obiettivi” del Pnrr “entro la fine di quest’anno, per presentare la domanda di pagamento della prima rata di rimborso, pari a 24,1 miliardi di euro”.
Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al tavolo sullo stato di attuazione del PNRR, secondo quanto riferito da palazzo Chigi.
Ma come non era senza condizioni? E se i ‘compiti a casa’ non vengono rispettati cosa succede? Ovviamente si deve rientrare subito pena la Troika.
Un bell’affare.
La realizzazione del Pnrr è “il risultato di un lavoro collettivo – ha scritto il presidente del Consiglio Draghi – che ha visto impegnati il Governo e le strutture operative a tutti i livelli. Il Parlamento ha dato un contributo essenziale al conseguimento di questi obiettivi e ha dimostrato notevole sensibilita’ nell’approvare in modo tempestivo riforme e norme essenziali per la riuscita del Piano”.
“Questo è solo l’inizio di un lungo processo. C’è bisogno di un impegno quotidiano fino al 2026. Aver conseguito i 51 obiettivi previsti dal Piano è importante, ma non è il momento di adagiarsi per l’obiettivo raggiunto”.
Perfetto.
Quindi ora ci vengono a dire che ci sono condizioni ed obiettivi, stilati come minimo fino al 2026.
In altre parole chiunque vinca alle elezioni del 2023 l, posto che si tengano, non potrà che perseguire le medesime politiche già tracciate da Draghi.
Un occhiuto monitoraggio periodico per verificare il rispetto degli obiettivi di riforma indicati dagli stessi Governi.
Certamente il sostegno delle sovvenzioni è legato all’attuazione con successo delle politiche.
A fondo perduto? Nemmeno per idea
Non è nemmeno vero che il Recovery sia a fondo perduto.
Il recovery fund “è uno strumento temporaneo e ci sarà una tabella di marcia chiara per ripagare questo debito. Stiamo parlando di 20, 25 o addirittura 30 anni. Questo periodo deve essere abbastanza lungo da poter ripagare i debiti senza mettere troppo a dura prova le finanze dell’UE o la crescita”. Lo ha detto il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno
153 miliardi in tutto, di cui da restituire 96.
In trent’anni nella migliore delle ipotesi.
Una tagliola che ha ipotecato le politiche a venire fino ad oltre il 2050.
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