Negli ultimi anni, la campagna ossessiva di riduzione del debito pubblico, seguita dell’imposizione delle politiche di austerity, ha sancito un dato incontrovertibile. La netta subordinazione dell’Italia al cosiddetto vincolo esterno. Gli avvenimenti degli ultimi giorni, legati alle lunghe ed estenuanti trattative sul Recovery Fund, ne hanno dato una conferma ulteriore. All’interno dell’UE esiste, in barba alla presunta solidarietà europea , una profonda spaccatura. Infatti, possiamo trovare il blocco dei Paesi “Frugali” composto da Olanda, Austria, Danimarca, Svezia, Finlandia e Repubbliche Baltiche. Di questi Paesi la Germania ne rappresenta l’ago della bilancia. Il blocco dei Paesi Mediterranei, invece, composto da Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Infine, con posizioni vicine ai “frugali”, il blocco di Visegrad composto da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Dunque, quale soluzione adottare per riuscire a svincolarsi dagli odiosi diktat eurocratici?
Il mito della Terza via
Se dovessimo guardare con una profonda punta di ottimismo l’attuale situazione, potremmo certamente affermare che l’emergenza Covid ha avuto il beneficio di far riscoprire anche agli europeisti più accaniti l’importanza del primato dello Stato e dell’intervento pubblico in economia. Per questo motivo, l’Italia ha il dovere di prendere in considerazione e quindi di riscoprire il mito della “Terza via”, ormai da troppo tempo sottoposto a damnatio memoriae da parte degli stregoni neoliberisti.
La Terza via nacque con la costituizione dell’IRI negli anni Trenta del Novecento. Nel secondo dopoguerra, grazie anche all’apporto di grandi imprese come l’ENI e l’Olivetti, si ebbe modo di dare luce ad una nuova concezione economica e sociale d’avanguardia. Il 1992, tuttavia, rappresentò l’anno in cui si avviò la progressiva disintegrazione di questa originale visione del mondo. I veritici finanziari italiani e stranieri, infatti, pianificarono sul famoso panfilo Britannia le privatizzazioni del patrimonio industriale italiano. Poco dopo lo scandalo di Tangentopoli colpì chirurgicamente tutto il sistema creditizio italiano, nonché la stessa industria pubblica.
Nonostante la presenza di alcune discrepanze, si trattava di un sistema virtuoso che permise alla nostra Nazione di diventare – nell’escalation della contrapposizione tra USA-URSS – la quinta potenza industriale del mondo. Rilanciare nel dibattito pubblico, per mezzo di un’accurata rielaborazione culturale improntata ai problemi dell’oggi, la Terza via significherà garantire non solo una simbolica immunità dal virus neoliberista nel quale spesso e volentieri incappano gli stessi sovranisti, ma altresì offrire una concreta alternativa alla vecchia dicotomia liberismo-comunismo.
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