E chi se lo dimentica il mitico “Rinforzino” del Conte Mascetti? “Nove olive di numero, mezz’etto di stracchino e un quarto di vino sfuso” annotava la penna del Perozzi in Amici miei…
Istrionico, sempre fuori dagli schemi, capace di passare con eleganza dalla lacrima alla risata. I suoi personaggi hanno appassionato l’Italia intera negli anni d’oro della commedia all’italiana, diventando icone della tv nazionalpopolare. Ugo Tognazzi, di cui domani ricorrerebbe il 97esimo compleanno, fu attore comico e drammatico ma anche regista, sceneggiatore teatrale, scrittore. Poi agricoltore ed un grande appassionato di cucina. Latin lover impertinente e gastronomo verace, che l’amore e il cibo, si sa, vanno assai bene a braccetto: “Io ho il vizio del fornello. Sono malato di spaghettite. Per me la cucina è la stanza più shocking della casa. Nessuno più di me capì l’ermetismo di Quasimodo: per una oliva pallida io posso realmente delirare“, scriveva nella prefazione del suo libro ‘L’abbuffone‘. Dopotutto i grandi sono così: una volta messi in moto, e chi li ferma più…
Aveva inventato il “diritto alla cazzata” Ugo Tognazzi, ma niente supercazzole se si parla di vino. Oggi ci sono il figlio Gian Marco ed Alessandro Capria ad occuparsi della storica proprietà dei Tognazzi sulle colline di Velletri, che oggi è diventata un brand moderno e audace, con vigneti sparsi tra la proprietà storica, i Castelli Romani ed il Chianti. Uno stile unico in quanto a comunicazione e due enologi d’eccezione a trasformare l’uva in nettare degli dèi: Franco “Mr. Sangiovese” Bernabei ed il figlio Matteo.
Nella pentola allegria, irriverenza e spensieratezza. Ingredienti della convivialità, caratteristiche de La Tognazza. Non è un’iperbole dire che i loro vini sono icone di un nuovo modo di interpretare il settore. Design, comunicazione e gusto per raccontare il vino con irriverenza e voglia di rompere gli schemi. Li abbiamo assaggiati a Biennale Enogastronomica 2019. Uno dopo l’altro, come una maratona di Amici miei.
Tapioco è pizzichino: Vermentino e Chardonnay. Pera, acacia e una nota minerale che punge sottile la lingua sul finale, per tenerti sveglio e con le antenne dritte se la serata si annuncia interessante. Come se fosse è proprio tale: un Governo più suadente e polposo, col Sangiovese a dare lo sprint e il Merlot a riempire la bocca di parole non scontate.
Voglia Matta è il bianco con una marcia in più, con quella nota dolce che svolta la serata se hai una bella donna accanto. Fiori bianchi e sapidità, col finale dolce e inaspettato, come un bacio appassionato.
Morbido, penetrante e lungo come un ricordo: Conte Mascetti è il rosso toscano prodotto esclusivamente nella tenuta di Panzano in Chianti. Il tributo a Lello più autentico: sintesi di tutti i caratteri, fusione armonica degli opposti.
Poi c’è Antani, rosso più imponente ma senza perdere di brio: fresco di acciaio per non sacrificare il Syrah e con un pizzico di barrique per mettere la cravatta al Sangiovese. Rotondo e caldo, con la classica tostatura sul finale.
Casa vecchia è raffinato, languido e sensuale come una sonata notturna al pianoforte dopo aver fatto l’amore. Prodotto soltanto in alcune annate, è prugna, spezie e tabacco. Complesso e lungo, come una riflessione al chiaro di luna.
E tutti i prezzi sono fighissimi. Tanto quanto i vini!