Davanti ad uno stato che l’otto settembre 1943, almeno in fase iniziale si disgregò, si produsse un importante fenomeno di resistenza della popolazione. Anzi, per meglio dire si ebbero più fenomeni di resistenza.
Chiaramente per resistenza si deve intende in questa sede la definizione calzante all’ambito militare di un azione di contrasto all’azione nemica. Nel caso dell’Italia del tempo solo per sperare di salvare il salvabile e quindi in chiave difensiva.
Infatti una cosa accomunava in quel momento Vittorio Emanuele III e Mussolini: la certezza che comunque la guerra per l’Italia fosse perduta. Si trattava di limitare i danni e salvaguardare l’indipendenza del paese. E magari per Vittorio Emanuele anche di salvare l’istituzione monarchica.
Il principale problema per capire cosa fu la resistenza in quei momenti, è comprendere la profonda frammentazione e lo smarrimento seguito al dissolversi dello Stato a seguito dell’armistizio ed al trasferimento a Brindisi del governo. Inoltre il 12 settembre Mussolini venne liberato dai paracadutisti tedeschi.
L’Italia non era più un paese unitario
Lo sfaldamento era totale, il paese sembra non esistere più come istituzione unitaria. A quel punto molte delle scelte ricaddero sulla coscienza dei singoli. E soprattutto ci si trovò nel difficile contesto di capire chi era veramente il nemico.
Infatti i tedeschi presenti in Italia erano comunque alleati fino al giorno prima, e gli anglo-americani nemici fino al giorno prima. Adesso gli alleati erano gli invasori e gli invasori a breve sarebbero diventati i nuovi alleati.
Inoltre era particolarmente complesso il comunicato di Badoglio. Doveva cessare ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americani. Però le forze armate potevano reagire ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.
Ma è ovvio che senza un confronto del governo tedesco con quello italiano, sarebbe stato impensabile sperare in un ritiro pacifico dal territorio nazionale dell’alleato di ieri. Probabilmente questo non sarebbe avvenuto neppure con un’interfaccia costante. Ma certamente la sortita del governo a Brindisi peggiorava le cose.
Dunque vi furono varie scelte animate alla base da un sentimento di resistenza nazionale. Ma differenti, poiché non vi fu in quel tragico momento, una larga concordia nel popolo italiano nell’individuare chi fosse veramente il nemico.
Taluni nei mesi successivi all’armistizio dovettero subire il fatto che i soldati loro cari fossero prigionieri nei campi tedeschi. Come taluni avevano perso i loro cari per i bombardamenti anglo-americani.
Le scelte di campo in quel momento furono influenzate anche dalle tragedie personali conseguenti alla guerra.
Le scelte principali di resistenza furono in sostanza tre
Una prima fu la resistenza principalmente di militari che tennero fede al loro impegno verso le istituzioni di un paese che andava allo sbando. Militari che vennero seguiti in altri ambiti dell’amministrazione statale da molti civili e da una parte della popolazione leale all’istituzione che al tempo era la monarchia.
La seconda resistenza nacque da tutti coloro i quali si riconobbero, e già da tempo magari si riconoscevano, in quei partiti. In quelle associazioni in quei sindacati messi al bando durante il regime. Questa resistenza prese un peso politico sempre sempre più forte e preponderante rispetto alla prima, sia nel sentire popolare che nella successiva storiografia.
Ed una terza resistenza che è quella ricordata come dei ragazzi che scegliessero di andare a Salò. Sia dal punto di vista di quei giovani o meno giovani che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana, anche quella fu una resistenza fatta da chi in quel caso credeva giusto continuare la guerra a fianco dell’alleato con il quale la si era cominciata, vedendo nell’angolo americano l’invasore.
Dal punto di vista storiografico è non particolarmente importante in queste circostanze attribuire un valore morale a tale scelta, ma sottolineare che tutte e tre le scelte erano nella mentalità di chi le metteva in atto una forma di resistenza contro chi veniva considerato il vero nemico.
La confusione del paese le rendeva tutte e tre scelte ipotizzabili e possibili.
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