Son tornato a scuola per un giorno, la scorsa settimana, per assistere ai colloqui di quello che un tempo era l’esame di maturità.
Uno scenario, sinceramente, che mi ha intristito non poco: liceo classico, come quello che frequentai io mille anni fa.
Interno mattina, caldo soffocante. Mascherine e distanziamento sociale e didattico: durante l’anno ad intermittenza, oggi solo un paio di metri, ma in presenza.
Gel, Spray igienizzanti e tanta standardizzazione.
Tesine dei ‘maturandi‘ preconfezionate, domande aperte e gretta banalità gretina.
Tra “devastazione ambientale“, “cambiamenti climatici” e “pericolo razzismo” si va avanti, in un coacervo di ovvietà radical chic in salsa ecogreen e politically correct.
Tutto sa di già sentito, visto e rivisto
Gli studenti sono solo orientati a farla finita: questi ultimi due anni li hanno messi a dura prova, più di un esame dall’esito scontato di un’oretta.
Di scritti non se n’è parlato, nemmeno alla maturità di quest’anno, ma già le versioni di greco o latino erano state edulcorate nel 2019.
Un bilancio personalmente deludente della didattica attuale.
Ridurre ragazzi di diciotto anni, che dovrebbero essere vulcani di passioni, ribellione e disomologazione a ripetenti ovvietà e banalità sentite già mille volte, è una sconfitta per tutti.
Il bilancio 2021: maturità, promozioni e rimandati
Uscendo dalle opinioni personali e facendo parlare i freddi numeri, le somme non cambiano.
Un bilancio preoccupante, quello della scuola italiana: aumentano i dati degli alunni bocciati ma anche di quelli rimandati.
Negli scrutini dei giorni passati, per i docenti è stata l’occasione per tirare le somme di un anno e mezzo passato a fare lezione in Dad a causa della pandemia di Coronavirus.
Dopo l’anno ‘bianco‘ 2020, dove le bocciature erano state legislativamente bloccate si riparte.
Anche nella maturità.
Peggio del 2019
Bocciature, non ammessi e troppe assenze: queste le conseguenze, secondo la Repubblica, di elementi che hanno inciso profondamente, evidenti nel profitto e nella valutazione finale.
Il ministro Bianchi mesi fa aveva spiegato che non avrebbe avuto senso togliere la bocciatura, come accaduto lo scorso anno, perché la Dad non è più una novità.
Promuovere tutti nel 2020 ha avuto conseguenze, quindi, e non positive.
Troppe assenze e difficoltà di concentrazione.
Non sempre per colpa degli alunni, onestamente.
Per chi, come chi scrive, ha saggiato con mano cosa voglia dire seguire riunioni e corsi di formazione a distanza, con un interlocutore docente di pochi centimetri in uno schermo, e tutto il resto della stanza a distrarre, sinceramente non è una sorpresa.
La didattica a distanza, ridotta a lezione classica frontale e il resto della classe ad ascoltare da casa, magari sul display di un telefonino non funziona.
Molte realtà formative lo sanno e incentrano la formazione digitale su altre metodiche, più accattivanti. Con interazioni, slides, questionari online.
L’e-learning è una scienza, ha suoi dogmi e metodiche, non si improvvisa.
La scuola Italiana, invece, ha semplicemente sostituito ai banchi una videocamera. Era un’emergenza, si dirà, ma a distanza di quasi due anni ora è un’occasione persa. Di modernizzazione, di svecchiamento.
Che non vuol dire distruggere quello che si taccia superficialmente di “nozionismo“, ma di fatto è la colonna portante della cultura. Inutile parlare di geopolitica se poi non si sa nemmeno dov’è il Lago Vittoria o quando collocare le guerre coloniali.
Ma significa rivedere modalità di didattica ed ampliamento dell’offerta formativa, che ad oggi risulta drammaticamente stantia.
E a farne le spese sono i nostri ragazzi, che invece di imparare valori e libertà di pensiero, si limitano a ripetere a pappagallo ciò che sentiamo già rimbalzare nei media, pensando di aver assolto al loro compito. Che si traduce spesso in un compitino.
Sono uscito dal portone del Liceo in questione, sinceramente deluso, non perché “ai miei tempi era diverso e meglio” come dicono gli anziani, ma perché il futuro per la scuola, appiattita, banalizzata e buttata in rete, mi appare oscuro.
Bofonchiando, me ne sono andato, ed a quel punto mi sono ricordato di un luglio di mille anni fa, camicia a righe e giacca di cotone avana con le maniche rimboccate alla Miami Vice: la corsa di un ragazzino per i corridoi e la vita in mano. Gli occhi furbi dei diciott’anni che si specchiano in quelli dei ragazzi del 2021, per i quali quella di oggi sarà, nel bene o nel male, la loro maturità, quella da ricordare. Senza che un noioso quasi cinquantenne si arroghi il diritto di metterci bocca.
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