Queste elezioni amministrative sono state al centro di forti polemiche, probabilmente anche dettate dalla volontà di cercare di dare un’interpretazione favorevole ad una o all’altra parte. Nello scontro a due tra destra e sinistra si può rilevare che c’è un partito democratico coriaceo ma che oggettivamente è in netta sofferenza, e non riesce più ad essere la forza egemone dello scenario politico toscano. Tanto è vero che l’appello del senatore Parrini ad una riunione di tutta la sinistra per le regionali, che da tanti sarebbe stato visto come fumo negli occhi solo alcuni anni fa, è da contestualizzare nella chiave di un PD che sa benissimo di non poter più essere in grado di garantirsi la riconferma alla guida della Regione Toscana senza costruire una coalizione ampia ed anche eterogenea.
Infatti sta qua tutta la questione centrale che si è rilevata nelle ultime elezioni amministrative. La mancanza di autosufficienza di un partito che era egemone fino a poco tempo fa. Si mantiene ma non ha più un predominio assoluto.
La Regione Toscana è ragionevolmente contendibile non per una visione partigiana di chi che sia, ma bensì per oggettivi dati di fatto.
Se poi guardiamo a destra abbiamo sostanzialmente un radicamento territoriale, della prima inesistente Lega, praticamente in tutti i comuni della Toscana. E qui abbiamo un altro punto centrale: la Lega era un partito presente in pochissime realtà territoriali della toscana, quasi inesistente nel 2014. È diventato man mano un partito complementare e dai risultati territoriali importanti, ma non la forza determinante fino all’incirca all’anno 2016. Dopodiché il ruolo della Lega in Toscana è cambiato, è diventata una forza capace di prendere più spazio ed eleggere più consiglieri, governare comuni. La vittoria nell’anno 2016 di Susanna Ceccardi a Cascina ha dimostrato la possibilità per i leghisti di diventare amministratori, rompendo un tabù.E da quel momento la Lega e la sua storia e Susanna e la sua storia in Toscana diventano una storia unica, poiché la Ceccardi passa dall’essere la bandiera della Lega, all’essere anche la guida politica della Lega in Toscana. E passa ad avere questo compito nel momento in cui Lega in Toscana si trova davanti alla sfida più grande della sua storia, ossia riuscire a consolidare o meno in loco una classe dirigente.
La partita avvviene su due fronti quello europeo e quello amministrativo e la Susanna si cimenta in ambedue.
L’affermazione personale di Susanna nelle preferenze, nonostante avesse di fronte candidati di regioni estremamente più popolose, è il palese indicatore di un largo e consolidato consenso alla sua leadership politica.
Nel merito dei risultati toscani del partito posso semplicemente rilevare che è avvenuto il consolidamento di una classe di amministratori nuovi, spesso estranei a precedenti esperienze amministrative e soprattutto di rottura rispetto al passato. Oggi abbiamo davanti una fucina di idee nuove e di persone nuove in grado di offrire un’alternativa differente in Toscana.Un opposizione dove primeggia il partito di Matteo Salvini. Il vero avversario del Partito Democratico in Toscana diventa a tutti i livelli istituzionali la Lega. I fatti sono questi ed anche il peggior nemico della Ceccardi deve avere l’onestà intellettuale di ammettere che la Lega in Toscana è diventata grazie a lei protagonista. Dove amministra è il partito trainante del centro-destra, ma anche dove è in una opposizione è diventata spesso l’unica forza presente in molte istituzioni locali del centro-destra ed in altre quella nettamente preponderante. La vera vittoria di Susanna Ceccardi è stata di ottenere due obiettivi, consacrarsi definitivamente come un leader nazionale tramite la sua elezione a Bruxelles a furor di popolo, e rendere definitivamente il suo partito in Toscana strutturato e radicato tramite amministratori nuovi praticamente in ogni realtà.